Il pareggio di Cagliari non deve fare perdere di vista il vero nodo del futuro della Roma.
Ledecisioni della famiglia Sensi e della Banca Unicredit, quella col maggior credito nei confronti di Italpetroli, sono il metronomo di giorni delicatissimi che stabiliranno cosa ne sarà del sodalizio giallorosso. Il pressing dell'istituto di credito è noto. Si parla di uno show down fissato a tre mesi. Ma l'ultima estate dei Sensi potrebbe assomigliare troppo alla famosa scelta di Sansone contro i Filistei. Resistere ad ogni costo potrebbe nuocere in modo irreversibile alla squadra. Con Rosella Sensi al comando, appare davvero improbabile che Luciano Spalletti resti ancora Trigoria. La sua sembra essere davvero una crisi di rigetto. L'uomo è orgoglioso e anche un po' permaloso, si sa, ma è sincero quando dice che nessun club ufficialmente ha bussato alla sua porta. Eppure, la sua decisione di scendere da questo bus giallorosso, è così determinata da convincerlo a stare fermo anche un anno. L'ossatura della formazione giallorossa c'è, ma senza i 35 milioni di eruo in arrivo dalla Champions fallita quest'anno, il sacrificio di Mexes sembra annunciato (nonostante lui ieri abbia detto il contrario), mentre ci sono incognite sul futuro di Doni, passando per Aquilani e tutta la schiera di giocatori col contratto in scadenza nel 2010. Tante, troppe incertezze. Fissato il ritiro, a Brunico - si torna all'antico e si lascia Trigoria, altro cenno che fa capire come finirà con Spalletti, con la Europa League che parte il 30 luglio - o alla metà di luglio se la stagione partirà ufficialmente e un po' tristemente per la Roma il 22 agosto. Troppe incognite per un club che ha sbagliato l'annata ma che ora rischia di precipitare una più profonda crisi d'identità. Dunque, se le condizioni sono queste, occorre davvero che la famiglia Sensi e Rosella in testa, capisca che il troppo amore può soffocare la propria creatura. E che è venuta l'ora di cedere la mano per un futuro più sicuro e brillante di questo glorioso club.