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Finalmente qualcuno che parla chiaro

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Loha confortato, logicamente, l'agio di potersi esprimere in un ambiente quasi familiare, tra collaudati cultori del bridge e perfino con la presenza straordinaria di Lorenzo Lauria, un mito mondiale di questo sport della mente, a sua volta tifoso di vecchia data. Non appartengono al mio repertorio di professionista le celebrazioni, lo sa bene chi magari non aveva apprezzato il mio distacco dalle glorificazioni estive della campagna acquisti romanista. Però mi sembra giusto sottolineare come Francesco Angelini, imprenditore di grande spessore, abbia saputo esporre le sue idee e delineare gli abbozzi di un progetto, con il fondamentale crisma della chiarezza, un termine che sembra quasi assurdo in relazione alla storia più recente della società. Senza rinnegare la passionalità del suo tifo per la Roma, ha prodotto tuttavia un'analisi razionale della situazione, ribadendo la sua intenzione di approfondire fatti e situazioni prima di rivolgere direttamente alla società qualsiasi tipo di offerta. Non ha cancellato l'eventualità di una «join-venture» che nella sua gestione industriale produce, ad altissimi livelli mondiali, ottimi risultati. Angelini ha tuttavia sottolineato di non escludere altri tipi di intervento, a diversi livelli: da una posizione di controllo maggioritario all'acquisizione della società in assoluto. Un messaggio che nessun ulteriore comunicato, dopo quello di ieri volto a smentire le rivelazioni su un'inchiesta Consob per le ricorrenti oscillazioni del titolo di Borsa, potrà stavolta cancellare. Una sorta di invito alla dirigenza giallorosa di farsi viva, per offrire a sua volta un chiarimento non equivoco. Canto angelico, per le orecchie del tifoso, le prospettive per uno stadio che, in una città di cinque milioni di abitanti, non dovrebbe essere limitato ai 50 mila posti attualmente ipotizzati. Giusta anche la priorità accordata a un rinnovo delle strutture societarie, sappiamo bene quali siano i problemi, ma soprattutto ha colpito l'attenzione rivolta ai tifosi, che per ora devono affidarsi soltanto agli umori personali, non paragonabili alle certezze.

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