E per l'emergenza si candidano i soliti noti

LaLega di A e B, di fatto, da ieri, non esiste più. I club più grandi, potenti, famosi e ricchi, hanno deciso lo strappo, affidandosi ad un manager esterno, l'ex direttore generale della Confindustria, Maurizio Beretta, la gestione del loro sodalizio. I presidenti di B sono furiosi, la mediazione che ruotava sulla divisione dei quattrini dei diritti televisivi (almeno 900 milioni di euro all'anno, mica caramelle), è saltata malamente. E adesso non c'è altra soluzione: la Federcalcio dovrà affidare a un commissario il compito di gestire quest'ennesima pagina scura per il calcio italiano. L'ultima volta che la Lega ebbe un commissario era 32 anni fa: nel luglio del lontano 1977 da presidente della Federcalcio, il commissario fu Franco Carraro. E appare incredibile e per certi versi assurdo che sia proprio lui, l'ex capo del calcio al tempo di Calciopoli, a essere indicato da molti come il possibile gestore di questa spaccatura epocale del nostro calcio. Certo, Carraro ha detto all'indomani del più grande scandalo del nostro pallone: «Mai più mi occuperò di calcio». L'uomo è orgoglioso e coerente. Difficile che ceda alla tentazione di questo compito istituzionale. Ma a chiederglielo sarebbero in molti, compresa la stessa Federcalcio. Quella della Lega commissariata è una brutta gatta da pelare: ci vuole arte politica, personalità, prestigio. Per questo qualcuno aveva anche proposto il nome di Luca Pancalli, l'uomo che dopo aver «ricostruito» la Federcalcio (di Carraro), distrutta dallo scandalo, potrebbe ripetere il miracolo in Lega. Ma Pancalli non è tecnicamente «utilizzabile» per un ruolo che è inferiore a quello che ricopre attualmente. E allora? La grana Lega di A e Lega di B è tutta di Giancarlo Abete: lui dovrà scegliere il nome giusto, che dovrà gestire quest'altra grana di un calcio nostrano sempre in emergenza.