Rebellin sospeso "Non mi sono dopato"
{{IMG_SX}}Il giorno dopo è sempre quello delle dichiarazioni, quelle che non hanno fatto in tempo a essere rilasciate martedì sera, quando la notizia della positività di Davide Rebellin è rimbalzata su tutti i media. Il corridore in tv ha detto di cadere dalle nuvole: «Sono tranquillo con la mia coscienza, non ho preso nulla. Andrò avanti con tutte le mie forze per dimostrare la mia innocenza». Ma il clima intorno a lui s'è già fatto pesante: il Coni, che si ritiene parte lesa (in quanto Rebellin, se confermato positivo, avrà disatteso il codice antidoping firmato prima di partire per le Olimpiadi), forse chiederà i danni all'atleta, e nel frattempo l'ha sospeso da ogni attività e dal club olimpico. Stessa misura, quella della sospensione, è stata adottata dalla squadra del 38enne veneto, la Diquigiovanni-Androni, che però per bocca del team manager Gianni Savio fa professione di speranza: «Speriamo che le controanalisi diano ragione al corridore che si dichiara innocente. Ce lo auguriamo perchè in questo inizio stagione abbiamo avuto modo di apprezzare le sue doti non solo sportive ma anche morali». Riepilogando per chi si fosse perso la vicenda, è successo che 6 atleti di Pechino 2008 sono risultati positivi alla Cera (Epo di 3ª generazione, la cui caratteristica è quella di permanere nell'organismo per molti giorni dopo l'assunzione: ciò annulla la necessità di «rabbocchi» nei periodi di gara). All'epoca delle Olimpiadi non era ancora stato protocollato un metodo certo per rintracciare tale sostanza nel sangue, ma il Cio aveva ordinato il congelamento di tutte le provette coi campioni prelevati a Pechino, in modo da poterle analizzare successivamente. Cosa puntualmente avvenuta, e che ha portato a queste 6 positività (in realtà 7, visto che uno dei pizzicati è stato colto in fallo due volte). Il problema è che degli oltre 4000 campioni congelati, nemmeno 1000 sono stati analizzati, molti sport non sono stati sfiorati dalla cosa (il calcio, per esempio), e si narra addirittura che un paio di migliaia di quelle provette siano misteriosamente sparite nel nulla. In tutto ciò, come sempre il primo nome a venir fuori è quello di un ciclista. Ma solo perché italiano: il Coni è stato il primo Comitato Olimpico a fare chiarezza già l'altra sera sull'identità del suo sportivo coinvolto. Gli altri comitati sono venuti a ruota ieri, quando sono state rese note le identità di 4 atleti positivi. Si tratta di Stefan Schumacher, altro ciclista (tedesco) peraltro già positivo al Tour per la stessa sostanza. E poi (atletica) di Rashid Ramzi, fuoriclasse marocchino del mezzofondo (oro a Pechino nei 1.500 con la bandiera del Bahrain), Athanasia Tsoumeleka (marciatrice greca), Vanja Perisic (ottocentista croata). Il sesto nome è quello della sollevatrice di pesi domenicana Yudelquis Contreras