La lettera
Misembra di scrivere a me stesso e non ad altri, non a una folla grande come quella che la domenica riempie le curve e le tribune dell'Olimpico, o come quella immensa del Circo Massimo per festeggiare lo scudetto e Franco Sensi, l'uomo che fortissimamente lo volle. Cari Tifosi, da antico tifoso della Roma e come amico di sempre di Franco Sensi e di sua figlia Rosella sento il dovere di esortare me stesso e voi a fare qualcosa di impossibile per un tifoso: di ragionare sulla Roma di oggi e di domani, oltre che di amarla e provare per lei un sentimento quasi morboso. Noi guardiamo la Roma un'ora e mezzo la domenica, al campo o alla tv, e gli altri sei giorni della settimana pensiamo a lei e parliamo di lei. E fra le pieghe di questo vostro, nostro sentimento, s'insinua spesso la coda del Diavolo. A volte più lunga di come la raffigurano i pittori di Corte. Così lunga da scavalcare, in andata e ritorno, i confini nazionali e da costringerci a parlare più del Diavolo che dello stesso oggetto della vostra, nostra passione. E qui mi fermo con la metafora, perché a buon intenditore… La Roma fa gola a molti. È la squadra della Capitale e chi la possiede conquista un'immagine nazionale e internazionale, e mette le mani persino sui nostri e vostri sogni. Con gli appetiti affiorano gli interessi economici. E noi tifosi lo sappiamo. Ma gli interessi possono essere leciti e meno leciti sino a drogare prima i nostri sogni e poi a deprimerli. Ne sappiamo qualcosa noi della Roma, lo sanno i tifosi laziali, napoletani, dello stesso Milan prima di Berlusconi e così via. Tutto ciò ci deve indurre a riflettere prima di urlare «Rosella blà-blà-blà». Riflettere sulla storia della famiglia Sensi e sui sacrifici patrimoniali fatti per sostenere una squadra e una passione. E vorrei ricordare che quando Franco affrontò quegli investimenti aveva già tutto e non doveva conquistare nulla con la Roma, se non aprire il cuore ad un amore che era già del padre. Riflettere per non lasciare che veleni inquinanti oltrepassino i cancelli di Trigoria e raggiungano il campo e gli spogliatoi. Riflettere e sentirsi al fianco di Rosella, fidarsi di lei e non di squali travestiti da sirene. Conosco Rosella da bambina e mi fido totalmente di lei, della sua passione e intelligenza. E sono certo che ciò che fa, o farà, sarà sempre nell'interesse della vostra, nostra Roma. D'altro canto lei, la madre e le sorelle non devono dare alcuna prova di fedeltà ai colori giallorossi. Hanno dato tutte queste prove. E, lo ripeto, in solido. E non con facili investimenti verbali. * Cavaliere del lavoro e Consigliere della Roma