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Ma adesso evitiamo il disfattismo

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Maim'era capitato di cogliere - come l'altra sera a Firenze - i ritratti della disfatta: espressioni significative di un momento drammatico che i giallorossi, fino a un anno fa maestri di gioco con una intensità favolosa, stanno vivendo ai limiti dell'inspiegabile. Non c'è giustificazione tecnica o psicologica per l'impietosa superiorità della Fiorentina. Ho sentito dire di turbamenti giallorossi per le voci correnti sul cambio della guardia societaria: balle; dovrebbero semmai, i giocatori, farsi più baldanzosi e apprezzabili in vista di un avvicendamento in azienda. C'è qualcosa di profondamente amaro, c'è una disillusione tremenda in quei volti. Ho «registrato» lo sguardo smarrito di Francesco Totti dopo il secondo gol di Gilardino: attonito e umiliato, il capitano pareva chiedersi dove fosse capitato, quale tempesta si fosse scatenata sul suo capo, e continuava a battersi con quell'andatura non fluida, sofferente; e il volto quasi allucinato di De Rossi dopo il terzo gol annunciava la stanchezza di muscoli e pensieri di un campione di gran classe ridotto a operaio specializzato in barricate. Il tutto, condito dopo il quarto gol viola dal riso amaro di Spalletti, anch' egli incredulo davanti allo spettacolo deprimente dei suoi reso ancor più vistoso dalla rapace bellezza di Stevan Jovetic, il ventenne che l'altra sera s'è esibito come star di prima grandezza insieme al Gilardino risorto. L'intera Fiorentina è rinata davanti a una Roma dissestata, così diversa da quella che aveva conquistato l'ammirazione degli appassionati d'ogni colore con un calcio così bello da sembrar estraneo al giochicchiare nostrano. Nell'ora della crisi di gioco, di idee, di speranze il rischio più grosso che la Roma corre è quello di finire nel ciclone del disfattismo proprio mentre c'è chi soppesa, la valuta per deciderne l'acquisto. In questi casi e in mostra per i futuri acquirenti non solo la squadra, peraltro pronta a risorgere dal disastro fiorentino, ma l'intero ambiente giallorosso. Ci pensino bene, i tifosi: il futuro della Magica dipende anche da loro.

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