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Intrigo, Italpetroli e i tedeschi trattano in silenzio

Rosella Sensi

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Si tratta in silenzio. Dopo tre comunicati diffusi in due giorni Italpetroli si astiene da precisazioni e aggiornamenti sulla trattativa con la cordata tedesca-svizzera interessata all'acquisto della Roma. Neanche il «lancio» serale dell'agenzia Radiocor alle 20.49, con dettagli e cifre sull'affare, ha comportato smentite dopo un'attenta riflessione dell'avvocato dei Sensi Gianroberto De Giovanni. Un silenzio indicativo. In mattinata si è riunito il cda del club giallorosso, ma solo per approvare la relazione mensile e i documenti necessari per ottenere la licenza Uefa, da presentare entro il 30 aprile. La riunione, andata in scena nei nuovi uffici di Italpetroli in via della Cava Aurelia dove non era presente Rosella Sensi, è durata solo mezzora ed è stata definita di routine. Nulla a che vedere, insomma, con una trattativa iniziata con la mediazione dell'agente Fifa Vinicio Fioranelli e curata in prima linea dagli studi legali Lovells (di De Giovanni) e Irti. Quest'ultimo è diretto dal professor Natalino Irti, uno dei giuristi italiani più importanti nonché docente universitario a La Sapienza, che ha in mano personalmente le carte presentate dalla cordata che fa capo ai Flick. Il membro della famiglia tedesca interessato alla Roma sarebbe Volker e non uno dei due fratelli Mick e Muck, noti in Germania come imprenditori e collezionisti d'arte. Ieri altri contatti tra gli avvocati delle due parti che continuano ad aggiornarsi quotidianamente. Ma nessuno vuole ancora uscire allo scoperto. La cifra in ballo si aggira intorno ai 300 milioni di euro. Circa 210 andrebbero ai Sensi per il 67% delle azioni detenute dalla famiglia ma l'accordo economico non è stato ancora raggiunto. Così come è impossibile al momento prevedere i tempi dell'affare. Inizialmente era stato programmato un incontro decisivo per lunedì 27 aprile ma la fuga di notizie degli ultimi giorni ha portato a un rinvio. La volontà dei Sensi è di restare all'interno della società con una quota importante. Un desiderio che si scontra con la voglia del fondo straniero di entrare da subito come azionista di maggioranza. E l'impennata del titolo in Borsa non fa certo il gioco dell'acquirente: ieri le azioni del club giallorosso sono state ammesse in ritardo alle contrattazioni, il tempo di ottenere un rialzo del 3,45% (0.90 euro il prezzo finale). Una spinta decisiva per far decollare l'affare potrebbe arrivare dall'esterno. Unicredit, il maggiore creditore di Italpetroli, è già sceso in campo. Per capire la situazione e suggerire le mosse ai Sensi. Mercoledì pomeriggio si è tenuta una conference call a cui hanno partecipato Paolo Fiorentino, braccio destro dell'ad di Unicredit Alessandro Profumo, l'avvocato Roberto Cappelli (l'uomo inserito dalla banca nel cda della Roma) e dall'altra parte il legale dei Sensi Gianroberto De Giovanni insieme ad alcuni dirigenti della holding. I toni - a quanto risulta - sono stati piuttosto perentori da parte degli uomini di Unicredit, indispettiti per aver conosciuto l'esistenza della trattativa soltanto attraverso i comunicati. La banca spinge per la cessione della Roma, vista la difficoltà nel trovare acquirenti per gli altri asset di rilievo dei Sensi. Ai depositi petroliferi si sono interessati Erg e Total, finora senza successo, mentre sui terreni di Torrevecchia pesa il blocco del piano regolatore. Lo scorso dicembre Italpetroli non ha onorato il pagamento della prima rata prevista dal piano di rientro sottoscritto con la banca. La prossima «verifica» è stata anticipata alla prossima estate rispetto al 31 dicembre stabilito negli accordi che consentono comunque a Italpetroli di decidere in autonomia quali asset dismettere per poter onorare il debito (365 milioni di cui 277 verso Unicredit al 31 dicembre 2007). La cessione della Roma coprirebbe gran parte del «buco» ma è ancora tutta da verificare l'intenzione dei Sensi di lasciare il ponte di comando. Sullo sfondo resta la questione-stadio. Il Comune aspettava il progetto giallorosso entro il 5 maggio ma Alemanno avrebbe concesso una proroga. Anche perché in Campidoglio potrebbe presentarsi qualcuno con l'accento tedesco al posto della Sensi.

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