Formula uno, Vettel è l'uomo della pioggia
Sebastian Vettel danza sulla pioggia. Lo fa per due ore senza una sbavatura, un'indecisione. Con maturità e coraggio, come quando potrebbe limitarsi ad aspettare che Button si fermi per cambiare le gomme e invece lo infila con un sorpasso spettacolare. Il giovane tedesco conquista così a Shanghai la seconda vittoria in carriera, ancora sulla pioggia come a Monza l'anno scorso. E se stessimo assistendo a un Mondiale normale verrebbe da chiedersi se sia già pronto per il gran salto in una grande squadra. Poi, però, si guarda la classifica e ci si accorge che, nella Formula Uno capovolta, Vettel la sua grande monoposto ce l'ha già. È la Red Bull, seconda in classifica costruttori e protagonista ieri di una storica doppietta, con Webber che ha completato la festa. Le presunte corazzate, invece, sono sempre più piccole, a partire da una Ferrari che, gara dopo gara, costringe a rispolverare manuali di storia per cercare nel passato stagioni paragonabili a questa. Adesso il punto di riferimento è il 1981: è da allora che le Rosse non raccoglievano neanche un punto nei primi tre gran premi. Ieri la gara del Cavallino è stata molto simile alle disfatte di Melbourne e Sepang: partenza dalle retrovie, qualche timido segnale di speranza con la rimonta di Massa fino al terzo posto. Poi il brasiliano si ritira per un problema alla centralina e Raikkonen si fa superare persino da Sutil sulla Force India. L'immagine di una Rossa di cartapesta trapela in maniera emblematica delle parole che, durante la gara, Luca Colaianni scambia con una giornalista Rai: «Raikkonen aveva dei problemi perché con questa pioggia un po' d'acqua è entrata nel motore. Ma adesso pare che le cose stiano tornando normali». Dove per normali si intende la mediocrità a cui la Rossa sta abituando i suoi tifosi, con Raikkonen che chiude decimo e stavolta non c'è più neanche il capro espiatorio dei diffusori: le Red Bull dominano ma non ce li hanno, e a questo punto dovranno anche valutare se conviene cambiare la monoposto per montarli. Il resto della cronaca da Shanghai è un gran premio che, nonostante la pioggia, non regala emozioni indimenticabili, fin dalla partenza congelata dalla Safety Car per l'acquazzone che dal mattino si abbatte sul circuito cinese. Dopo cinque giri finalmente è gara vera, ma Vettel si dimostra fin dall'inizio troppo veloce rispetto agli altri per sperare nella bagarre. Allora lo spettacolo arriva dalle retrovie, dove Hamilton si conferma a proprio agio sul bagnato. Bella anche la rimonta di Massa, capace di risalire dieci posizioni nonostante l'auto carica di benzina. Poi, però, ci pensa l'ormai cronica mancanza di affidabilità della F60 a farlo fuori dalla gara. Altro protagonista atteso era Fernando Alonso, che con la sua Renault partiva dalla prima fila ma è praticamente scomparso dopo il primo pit stop. Segno che non basta montare un diffusore come quello della Brawn per cancellare il gap dai migliori. Migliori che comprendono ancora proprio le Brawn, che per una volta non dominano ma si prendono comunque terzo e quarto posto con Button e Barrichello e allungano sia nella classifica piloti che in quella costruttori. Tra una settimana si corre in Bahrain, ultima gara della «tournèe» asiatica di una Formula Uno che tornerà in Europa col successivo gran premio di Barcellona.