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Formula 1, la farsa continua

Ferrari

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Giancarlo Baccini Quanta gente si alzerà, domani mattina presto, per assistere in diretta al Gran Premio di Cina? Io credo poca o, comunque, molta meno dell'anno scorso. Questa Formula 1 asservita agli interessi degli inglesi non piace a nessuno, probabilmente nemmeno agli stessi inglesi, e gli ascolti televisivi stanno crollando dappertutto. Neppure la rivoluzione negli orari di inizio dei Gran Premi che si svolgono in Oriente ha portato frutti. Anzi... Due settimane fa la corsa di Sepang, in Malesia - la penosa corsa dimezzata da un prevedibilissimo uragano tropicale - ha subìto qui in Italia una perdita secca di 3 milioni di telespettatori e di 17 punti di share nonostante l'avessero spostata al tardo pomeriggio per farcela vedere alle 11 anziché alle 7 del mattino. I motivi di questa caduta libera sono sotto gli occhi di tutti. Il principale è la perdita di credibilità cui Max Mosley e Bernie Ecclestone hanno condannato questo sport, in cui ormai si vince e si perde non in pista ma nelle segrete stanze del potere e nei tribunali (quelli sportivi e quelli civili). Loro mescolano, rimescolano, impapocchiano e infinocchiano per conservare il controllo politico-economico del business ma la gente non ci capisce più niente e spegne la televisione. Un altro grave motivo di disamore è quanto sta più specificamente accadendo sul piano sportivo. Una volta tanto mi trovo perfettamente d'accordo con Briatore, che giovedì ha mirabilmente sintetizzato la situazione dicendo che la FIA, autorizzando le truffaldine trovate aerodinamiche di Ross Brawn e soci, ha condannato gli appassionati ad assistere a dei Gran Premi in cui a lottare per la vittoria non sono i piloti più forti del mondo ma «pensionati e paracarri», piloti bolliti ai quali i famosi «diffusori» taroccati hanno messo il pepe là di dietro. Briatore ha detto un'altra cosa giusta: che vedere le Brawn, le Williams e le Toyota lassù in vetta equivale ad assistere a una Serie A in cui lo scudetto se lo contendono la Reggina, il Lecce e il Bologna. E questo è il terzo motivo che provoca disaffezione. Così come avviene per Juventus, Inter e Milan nel calcio, nell'automobilismo la massa degli appassionati tifa per le grandi scuderie: Ferrari, McLaren, Renault, quelle che hanno fatto la storia della F1 e che oggi, impallinate alla schiena con i regolamenti double-face, sono condannate ad agonizzare nelle retrovie. Eccoci dunque alla vigilia della terza tappa del Mondiale 2009 con l'unica certezza che assisteremo a un'altra impari lotta tra furbetti e fessacchiotti, ed un solo, parziale, motivo di interesse (al negativo): scoprire quanto è profonda la crisi della Ferrari.

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