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Formula 1, tutto regolare

Brawn

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Nessuno potrà più chiamarli diffusori «illegali», neanche usando le virgolette. La Corte d'Appello della Fia, respingendo il ricorso presentato da Ferrari, Red Bull, Bmw e Renault, ha dato definitivamente il via libera alle soluzioni aerodinamiche utilizzate da Brawn Gp, Toyota e Williams. I diffusori flessibili, estrattori di flusso, o in qualsiasi altro modo li si voglia chiamare, sono conformi al regolamento, e adesso saranno i sette team che ne sono sprovvisti ad accelerare il più possibile lo sviluppo delle monoposto per dotarsene a loro volta. «Un processo - hanno sottolineato da McLaren e Ferrari - che richiederà tempo e notevole impegno economico». La vicenda aveva vissuto le prime tappe nei mesi precedenti l'inizio del Mondiale, quando le monoposto erano scese in pista per i test invernali. Flavio Briatore, team manager Renault, era stato il primo a denunciare le presunte irregolarità di Brawn, Williams e Toyota. «Tre team hanno interpretato il regolamento in maniera diversa dagli altri - aveva detto Briatore - e la Federazione deve intervenire». I diffusori a due piani al centro delle polemiche sono collocati nel retrotreno delle vetture. Tutto gira intorno a una diversa interpretazione del nuovo regolamento. L'articolo 3.12 vieta la presenza di buchi che facilitino il deflusso dell'aria. Le tre scuderie protagoniste dell'imboscata si difendono negando l'esistenza di tale buco, che sarebbe piuttosto una normale apertura tra i due piani degli estrattori. Un gioco di parole che si traduce in un effettivo vantaggio in pista: circa cinque decimi al giro. Si arriva al primo gran premio con lo stesso Mosley che, una settimana prima di Melbourne, dice di aspettarsi un risultato sportivo sui cui penderanno decine di ricorsi. Avviene proprio quello che il presidente della Fia aveva pronosticato. Prima del gp Ferrari, Renault e Red Bull si rivolgono ai commissari di gara per contestare i diffusori. Il primo reclamo viene immediatamente respinto e le tre scuderie, a cui in seguito si accoda la Bmw, decidono di ricorrere alla Corte d'Appello della Fia. Si va in pista nell'incertezza generale, senza sapere se i vincitori dei primi due gp saranno poi confermati dai giudici. L'unica sicurezza è che effettivamente le auto che montano gli estrattori di flusso «alternativi» hanno sostanziali vantaggi: le Brawn volano, ma vanno bene anche Toyota e Williams. Button conquista le prime due gare e diventa il favorito principale per il titolo. Tutto però è appeso al verdetto della Corte d'appello della Fia, che può rivoluzionare le classifiche o lasciare tutto com'è. I cinque giudici dell'organo collegiale - De Winghe (Belgio), Duijm (Olanda), De Marco (Malta), Tourigny (Canada) e Cassidy (Usa) - si riuniscono martedì a Parigi. Davanti a loro si confrontano serratamente legali e tecnici delle sette squadre coinvolte. Si studiano modellini di auto, ci si scambia accuse pesanti in barba a quell'unità che la Fota, l'associazione dei team, sembrava aver creato tra le scuderie. La discussione dura ben otto ore. Nell'attesa Ross Brawn è fiducioso: «Difficile - sostiene - che la Corte d'Appello si pronunci su questioni così tecniche». Il capo della ex-Honda sa di avere dalla sua anche il fatto che Charlie Whiting, delegato tecnico della Fia, aveva dato preventiva approvazione alle contestate soluzioni tecniche. All'uscita dal dibattito i giudici non lasciano trapelare niente. Si sussurra solo che la decisione verrà presa rapidamente, e quindi facilmente. Un altro punto per Brawn & Co. Ieri la sentenza, senza nessuna sorpresa. «Dopo aver ascoltato gli argomenti e le prove presentate - si legge nel comunicato della Fia - la corte ha concluso che gli steward di Melbourne hanno correttamente giudicato che le auto in questione rispettano le regole vigenti». Tutti assolti, e la classifica del Mondiale resta immutata. Una mazzata per la Ferrari e le altre sei scuderie sprovviste dei diffusori «a due piani». Intuendo una possibile sentenza negativa, i team erano già al lavoro per dotarsi a loro volta dei nuovi estrattori per colmare o almeno diminuire il gap in pista. Non è un processo semplice: bisogna pesantemente modificare il retrotreno delle auto. I più ottimisti parlano di Barcellona, quinta gara del Mondiale, come data utile per vedere in pista le vetture «adeguate». Domenicali, responsabile della gestione sportiva della Ferrari, manda una e-mail a tutti i meccanici in cui si appella all'orgoglio e alla professionalità del Cavallino per reagire alla sentenza di Parigi. Norbert Haug, boss della Mercedes, appare molto più sconfortato: «Non si può fare in nove settimane ciò che gli altri fanno in nove mesi». Il Mondiale, secondo lui, è già segnato.

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