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Coni, la battaglia è aperta

Gianni Petrucci

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{{IMG_SX}} Ci risiamo e adesso è guerra vera. A venti giorni dalla elezione del nuovo presidente del Coni in programma il prossimo 9 maggio, spunta a sorpresa (ma nemmeno tanto), la candidatura del presidente della federnuoto Paolo Barelli. Il numero uno del nuoto italiano si inserisce così in extremis (le candidature andavano presentate entro le 14 di oggi) nel dualismo Petrucci-Chimenti che sembrava aver già dato, a priori, esiti scontati con la rielezione dell'attuale presidente così al suo terzo mandato (e comunque ultimo come da statuto). È una scossa vera che apre nuovi scenari e prospetta una battaglia dai mille risvolti: soprattutto di matrice politica, a colpi di voti. Già, perchè lo tsunami di reazioni arrivate subito dopo l'ufficializzazione della candidatura di Barelli (materializzatasi non a caso dopo quella presentata da Petrucci venerdì scorso), fa prospettare un progetto molto più ampio. «La scelta di candidarmi alla presidenza del Coni - ha detto Barelli - nasce dalla volontà di dedicare tutte le mie energie e competenze allo sviluppo e promozione dello sport garantendo, come ho sempre fatto nel corso della mia lunga carriera da atleta e dirigente, responsabilità e serietà in risposta alle molteplici richieste che mi sono giunte da diverse componenti del mondo sportivo e della società civile. La mia è una scelta di campo, in caso di vittoria è scontato che lascerò ogni incarico politico». C'è di mezzo un'autonomia che lo sport ha sempre rivendicato soprattutto rispetto alla politica: quella vera. Ma la partita ora è aperta e i tre protagonisti ripartiranno con una campagna elettorale che sembrava di fatto già conclusa con la riconferma di Petrucci: per mancaza di avversari. L'ingresso in campo di Barelli sposta equilibri già dati per scontati, anche se l'attuale numero uno del Coni al momento sembra essere ancora il grande favorito. Enorme il lavoro svolto in questi anni da Petrucci, così come i consensi della parte dirigenziale dello sport italiano che sembra essersi stretta attorno al suo leader. «La politica vuole mettere le mani sullo sport» dicono tutti gli uomini del presidente che ha dalla sua parte personaggi illustri del calibro del senatore a vita Giulio Andreotti. «La cosa più importante è che la politica deve restare lontana dallo sport e non intromettersi in queste elezioni» ha detto l'uomo al quale lo sport italiano deve l'indipendenza del Coni. «Con la sua candidatura è a rischio l'autonomia dello sport italiano» ha dichiarato a caldo Ciocchetti, responsabile nazionale Udc per lo sport. Ma il fronte del «cambiamento» è altrettanto corposo e affollatissimo di pezzi «pesanti» della politica italiana: a partire dal sindaco di Roma Alemanno che non è rimasto nel mezzo e si è chiaramante schierato con il presidente della federnuoto. «Conosco Barelli e lo considero una garanzia per lo sport italiano. Per questo, pur rispettando le altre proposte, non posso che accogliere positivamente l'annuncio della sua candidatura alla presidenza del Coni, soprattutto per la svolta epocale che una sua vittoria rappresenterebbe». Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Europea, si accoda. «Barelli ha condotto tante battaglie per lo sport, non vedo quale rischi possa correre l'autonomia del Coni. È importante che tra i candidati ci sia un confronto sulle esigenze dello sport». Diplomatico Gasparri che loda Barelli ma prova a restarne fuori. «È un dirigente autorevole del mondo sportivo. Stimo e rispetto il presidente Petrucci. Non sono i politici che voteranno per il Coni, saranno i dirigenti sportivi a decidere in piena e totale autonomia». E dulcis in fundo il terzo incomodo, colui che rischia di uscire peggio da questa corsa a tre: Franco Chimenti. Per lui non è cambiato nulla. «A me va benissimo la candidatura di Barelli - ha commentato - sapevo da molto tempo che si sarebbe presentato, lo avevo previsto. E per me non cambia niente, continuo ad essere super certo di vincere le elezioni del 6 maggio». Convinto lui...

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