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E meno male che doveva essere un derby all'insegna del bon ton

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Sei giocatori volevano realmente dare un esempio di civiltà e rispetto verso la sofferenza di migliaia di persone lontane appena cento chilometri dalla Capitale, sono riusciti a fare l'esatto contrario. A tal punto che Morganti avrebbe addirittura minacciato di sospendere la partita. Che tristezza. Liti in campo e fuori, risse da saloon e dichiarazioni al veleno: il derby è stato soprattutto questo. C'è da vergognarsi, viste i buoni propositi sbandierati alla vigilia. La tensione ha toccato il culmine nel dopo-gara, con una spiacevole discussione in diretta televisiva tra Spalletti e Tare. La «miccia» si è accesa durante l'intervallo della partita. Il tecnico giallorosso è corso verso Morganti insieme ad altri giocatori della Roma per protestare. Totti si è diretto dall'assistente Stefani per fargli notare l'errore sul calcio d'angolo che ha propiziato il vantaggio biancoceleste. Spalletti era invece imbestialito per un rigore non concesso alla Roma. Tare ha notato la scena e ha chiesto all'allenatore toscano di fermarsi. Ne è nata una lite accesa, con tanto di insulti e mani a sfiorare il volto dell'«avversario». De Rossi e il collaboratore di Spalletti, Daniele Baldini, sono dovuti intervenire per dividerli insieme ad un addetto alla sicurezza. Morganti ha deciso di espellere sia l'allenatore che il dirigente biancoceleste. Chi ha visto l'allenatore romanista durante l'intevallo, lo descrive come una persona fuori di sé: l'arbitro ha temuto per la sua incolumità e avrebbe pensato per un attimo di non riprendere la partita. Spalletti e Tare si sono ritrovati poco dopo, ancor prima dell'inizio della ripresa, e il tecnico avrebbe rifiutato le scuse dell'albanese.. A fine partita, mentre Lotito e Pradè cercavano di chiarire l'accaduto uscendo dalla tribuna, i «duellanti» hanno riferito la rispettiva versione in collegamento simultaneo su Sky e successivamente in sala stampa. Smentendosi uno con l'altro. E continuando a litigare. «Ho parlato con Morganti - dice Spalletti - ricordandogli che lui è quello del rigore di Juan su Bianchi l'anno scorso: oggi c'è stato un fallo identico su Baptista, lui era lì davanti, ma non ha fischiato. Quindi è arrivato Tare: non sapevo cosa volesse e non l'ho ancora capito, ma la discussione non è stata violenta. Morganti ci ha cacciato tutti e due giustamente, io ho dato la mano a Tare davanti agli inservienti». L'albanese ascolta il tecnico e ribatte: «Ti ho detto "mister, facciamola finire così". Mi hai dato la mano, ma hai cominciato da capo a dire certe cose, con la storia del dito alto che secondo te dovevo mettere altrove... La vogliamo chiarire questa cosa?». Spalletti si scalda. «Sei venuto tu con il dito alto, da venti metri, minaccioso, e ti ho detto di levarlo» racconta il romanista. Ancora il laziale: «Se sei un uomo, devi dire quello che hai detto». «Sei bugiardo, perché in quel momento c'ero solo io e non i giocatori della Roma». E avanti così per dieci minuti. Spalletti conferma di vivere un momento di totale frustrazione anche quando cambia argomento. «È tutta settimana che si dice che litighiamo nello spogliatoio - dice - si va a giocare una partita che viene presentata dicendo: o si vince o è un fallimento totale. Probabilmente, un po' di nervosismo che ci può stare, ma non è successo niente». Ma come? Cinque espulsioni, due risse in campo, una nel tunnel. «C'era molta carica emotiva per la ricerca del risultato» la giustificazione che non convince nessuno. Momenti di tensione anche in occasione della doppia espulsione di Matuzalem e Mexes. I due giocatori sono stati accompagnati nei rispettivi spogliatoi dagli steward, mentre Zarate minacciava il francese e gli dava appuntamento a dopo la partita. «Kolarov ci ha insultato per tutto il secondo tempo» fa sapere la panchina giallorossa. I giocatori della Roma non parlano per decisione della società. Pandev, invece, ammette che «noi calciatori dovremmo dare l'esempio in campo, bisognava essere tutti più tranquilli ma in una partita così importante c'è sempre adrenalina. I giocatori della Roma - accusa - l'hanno messa sulla rissa, forse perché stavano "rosicando" per il risultato. Foggia spiega così il nervosismo generale: «Ce n'è stato troppo ma in un derby basta un attimo ad accendere gli animi». Tutto vero. Ma la Capitale merita decisamente di più.

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