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Altro che scaramanzie: trionfa chi «c'ha più tigna»

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Zemanprovò a forzare questo postulato e rimase fregato. Il derby, soprattutto a Roma, è roba per cuori forti, senza regole, pieno zeppo di scaramanzia. Ma è, e questo va ricordato sempre - una partita di pallone. Vince chi segna, chi gioca meglio, chi ci sta più con la testa. E allora sarebbe anche il caso di piantarla lì con questa storia che gli sfavoriti vincono. Semmai, a voler guardar bene, vince chi ha più cuore, motivazione, voglia, come si dice a Roma: tigna. Addentrarsi nei meandri oscuri e inviolabili dei riti tribali che accompagnano la settimana dei protagonisti e dei tifosi sarebbe un esercizio utile ad un sociologo. Chi cerca la stessa cura nell'abbigliamento della vittoria, la strada per andare allo stadio, il luogo e la compagnia per seguire la sfida. Tutti o quasi restano coinvolti. Anche i diretti interessati. C'è Delio Rossi che si cuce la bocca, a Trigoria la strada dell'arrivo all'Olimpico è studiata nei dettagli, i ricordi di molti calciatori attingono a quel giorno in cui il derby fu dolce e non una giornata oscura, da niente sonno e molta rabbia. Ma qui, adesso, senza grandi traguardi all'orizzonte, sarebbe il caso di finirla. L'ultima volta che si giocò senza grandi obiettivi strategici, fu un disastro. Era la primavera del 2005, finì 0 a 0 e tutto l'Olimpico fischiò due squadre che si concessero alla paura, limitando i danni. Basta con le angosce e con le ansie. In fondo non era preistoria quando Roma e Lazio lottavano per altri traguardi, quando il derby era un passaggio strategico per coronare una stagione densa di soddisfazioni. Allora, a quei tempi, non c'era spazio per i se e per i ma. Si andava in campo e si giocava. Come fece la Roma all'andata. Aggredita dall'ansia di un'annata balorda seppe rovesciare tutto, regalandosi il gol di Baptista proprio sotto la Sud. O come capitò alla Lazio nell'indimenticabile notte del 6 gennaio del 2005 per la Curva Nord stregata da Paolo di Canio. Ecco, si potrebbe andare avanti così, quasi per tutti i 131 derby di campionato e non solo. I ricordi belli di una, le vittorie indimenticabili dell'altra. La speranza in fondo è proprio questa: a costo di rischiare una Pasqua di passione, puntare in alto, puntare a vincere. Sempre meglio di uno 0 a 0, corollario di una stagione finora molto deludente per tutte e due le squadre romane.

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