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Baby Macheda si «mangia» lo spezzatino

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Unapagina da Libro Cuore spiazza il nostro esagerato mondo pallonaro che si diletta piuttosto delle prediche filosofeggianti di Mourinho e non è un caso che ce la racconti la Premier League, ovvero il campionato di quell'Inghilterra che ha inventato ed esportato il calcio moderno e che l'Italia tenta di imitare a parole riducendo in realtà il massimo torneo a spettacolo televisivo. Non a caso gli esperti sottolineano che i passi «storici» compiuti da SkyTv sono la conquista del calcio e di Fiorello, strappati alla tv generalista. Federico Macheda non è un Fiorello e la sua breve biografia, improvvisamente fiorita in Internet e Wikipedia, contiene gli elementi classici della favola calcistica: l'esordio da ragazzino negli Allievi della Lazio, l'improvviso interesse delle «spie» del Manchester United che da Formello lo portano all'Old Trafford, dal club di Lotito alla corte di Sir Ferguson; e l'offerta di lavoro al padre e una casa per convincere la famiglia a cederlo e a seguirlo insieme a un contratto triennale di ottantamila euro all'anno. I primi dettagli somigliano alla straordinaria storia di Francesco Totti, lanciato a sedici anni in A nella Roma da Vujadin Boskov che l'aveva prelevato dal vivaio, e magari conforterà la famiglia Macheda il seguito della vicenda professionale dell'ex Pupone (al quale assegnai nel '98 il primo riconoscimento, il Guerin d'Oro) divenuto campionissimo e miliardario. E anche le modalità del primo incontro di Federico con il gol e il successo appartengono alla favolistica del calcio: Ferguson che gli dice di scaldarsi e al 16' della ripresa, lo spinge in campo con un «va, e gioca semplice», e il ragazzo ubbidisce, fa la sua parte senza tremare davanti a settantacinquemila tifosi dei Red Devils finchè al 93', sul 2 a 2, gli arriva la palla giusta in area: girata di destro e gol. Bè, questo è calcio, o almeno il calcio che ho amato.

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