«Due vittorie per il titolo»
Hainvece perso il treno, l'ultimo che poteva consentirgli di essere recuperato e tornare quel grande giocatore che Massimo Moratti e l'Inter erano ancora convinti di avere. E per capire che il suo mancato ritorno stavolta è qualcosa di più di una marachella disciplinare basta guardare il volto di Josè Mourinho, il tecnico che voleva riportare in alto l'Imperatore e che, dopo alterne vicissitudini, credeva di esserci riuscito. «In questo momento, tutti hanno capito che non è una situazione facile - dice l'allenatore portoghese senza nascondere nulla del suo stato d'animo - credo che la cosa migliore che possiamo fare, tutti, sia rispettare la situazione. Questo non è uno scherzo, non è indisciplina, non è voglia di complicare le cose a lui stesso e alla società. Non è questo, ma molto di più». Il brasiliano ovviamente non è sparito. In Italia tornerà nei primi giorni della prossima settimana. E solo allora si potrà forse capire quale sarà il suo futuro che sarà molto probabilmente lontano dall'Inter: tornare a giocare in Brasile o in un campionato con meno stress di quello italiano. Il problema è il costo del suo cartellino e dell'ingaggio. Ma Mourinho lascia intendere che quello del giocatore-Adriano è un problema che verrà dopo. Adesso quello che importa è l'Adriano-uomo. «Sono triste - aggiunge - è meglio non parlare. In questo momento Adriano è la cosa più importante». Perchè per Mourinho, che ha provato a capire i problemi profondi del giocatore (anche se ha sempre negato di aver tentato di assumere un ruolo paterno), «il problema va molto più lontano di quanto potrebbe essere per l'Inter fare senza il suo attaccante». In fondo, la circostanza potrebbe giovare a gente come Cruz, Mancini, Crespo e Obinna e sicuramente a Balotelli che adesso ha un posto da titolare quasi garantito. Ora bisognerà vedere come la società e il giocatore risolveranno il loro rapporto, ma quello che appare certo è che per la tormentata storia di Adriano all'Inter sia stata scritta la parola fine. Ma se quella di Adriano è di gran lunga la più grossa, sicuramente non è l'unica spina per il tecnico portoghese dell'Inter. Grandi manovre di procuratori, mercato sempre aperto, quel calcio di oggì che Mourinho dice di non temere. Ma qualche breccia la scavano se è vero che Ibrahimovic e Maicon non sarebbero considerati incedibili. «Questa è la voce - commenta Mourinho - io non lo so se è vero. Un allenatore non è la persona più importante della società che è invece decisiva nelle grandi decisioni. In generale - aggiunge - i grandi club non lasciano partire i big se non a condizioni incredibili. E la nostra posizione, secondo me, è questa. Ma ripeto, sono condizioni quasi pazzesche». Intanto si va a Udine sperando che i bianconeri siano distratti dalla sfida di Uefa che li attende. Mourinho deve fare a meno di Maicon e comincerà a sperimentare come sostituirlo: le soluzioni sono due, Zanetti terzino o Santon a destra sul suo piede naturale. E a sinistra Chivu o magari lo scalpitante Maxwell. «Udine e poi Palermo - ricorda Mourinho - Se faremo i risultati che vogliamo, poi con la Juve sarà più facile perchè si potrebbe giocare per due risultati su tre».