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Dicevano che Sepang («un circuito vero») avrebbe rimesso a testa in su e a piedi in giù la Formula 1 capovolta dall'asfalto «down under» di Melbourne.

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Lemacchine taroccate - Brawn, Toyota e Williams - sono sempre là davanti. La prima vettura con il kers sulla griglia, la Ferrari di Raikkonen, parte settima soltanto grazie alle penalizzazioni inflitte a Vettel e Barrichello, altrimenti sarebbe nona. Il campione del mondo in carica e il pilota che gli ha conteso il titolo fino all'ultima curva non sono neppure riusciti a partecipare alla parte finale delle qualifiche, con Hamilton 13° tempo e 12° in griglia e Massa addirittura 16°. Ferrari e McLaren, storiche dominatrici della F1 moderna, distano fra i 9 decimi e il secondo e tre decimi dalla pole position. Aggiungeteci, come accennato, la scandalosa penalizzazione preventivamente inflitta all'unica variabile inattesa di questo Mondiale studiato a tavolino - Sebastian Vettel, il nuovo Schumacher, ieri terzo con una vettura assolutamente «normale» ma retrocesso di 10 posti sulla griglia per una colpa non commessa - e capirete perché il mio consiglio è, oggi, di andarvene in gita fuori porta anziché rovinarvi la giornata per mettervi davanti al televisore in un'ora balorda come le 11 del mattino. A meno che il buon Dio non rovesci sull'asfalto un salvifico diluvio che permetta a Vettel di farsi giustizia da solo. La pista vera di Sepang ci ha insomma dato la conferma oggettiva del fatto che gli «estrattori di flusso» di Brawn, Toyota e Williams sono contrari allo spirito del nuovo regolamento imposto dalla Fia per diminuire il carico aerodinamico. Nel tratto misto-veloce del circuito, quello sul quale l'aderenza è frutto solo del carico, le tre vetture hanno fatto segnare tempi parziali clamorosamente inferiori a quelli realizzati un anno fa dalle ben più efficienti vetture 2008. Questo è il vero scandalo di cui si dovrebbe discutere oggi. E invece, vedrete, si parlerà soltanto di quello che il povero portavoce della Ferrari, Luca Colaianni, con un'espressione da San Sebastiano sulla faccia, ha definito un «peccato di presunzione», cioè l'estromissione dalle qualifiche di Massa già nel Q1 a causa di una mancata seconda uscita in pista, come invece hanno fatto tutti i piloti non ferraristi. Una cavolata, sì, però commessa non per balordaggine ma per risparmiare un treno di gomme morbide ed essere quindi più flessibili nelle strategie da studiare per oggi. Una mossa semi-disperata imposta dalla consapevolezza che in questo campionato illegalmente a due velocità chi corre con una macchina normale può provare a difendersi solo in due maniere: o mettendo al volante Vettel, come ha fatto la Red Bull, o inventandosi qualcosa di strano a ogni gara...

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