Mourinho, delirio d'onnipotenza
Prima, dagli Stati Uniti, attacca il suo obiettivo preferito: il collega-rivale Ancelotti e il suo Milan. A modo suo, cioè chiaro e molto diretto. «Ancelotti è tutelato da un club che ha grandissimo potere - dichiara Josè Mourinho all'emittente americana Espn - Sappiamo tutti che Berlusconi è molto potente in Italia e lui ha le spalle coperte, mentre l'Inter non ha interessi nei media». Poi, a distanza di poche ore, torna a Milano e va dritto dritto a Mediaset, ospite di Berlusconi, a chiacchierare con Chiambretti. In un ambiente che è il suo forse ancor più di quello calcistico: il mondo dello spettacolo e dell'intrattenimento, per giunta il primo di aprile. E lui infatti si trova subito a suo agio, ed esplode dichiarazioni fortissime. Contro tutto e tutti. In primis però a suo favore. «Non è vero che sono antipatico, e nemmeno che sono sempre incazzato. Neppure Gesù piaceva a tutti...». È il paragone che dice molto sul soggetto e sulla sua arcinota autostima. Poi toglie, per un momento, lo sguardo da se stesso e lo dirige verso i colleghi. E il tono cambia. «Tanti hanno vinto la coppa più di una volta, ma c'è anche un solo club che vinceva una finale 3-0 e l'ha persa - ricorda Mou ancora in stile "derby", e non solo per la gag cabarettistica - Ferguson ha vinto due coppe ma lui ha 68 anni, tra 23 anni vediamo quante ne avrò vinte io. Mancini invece dopo Liverpool e l'eliminazione dalla Champions ha annunciato l'addio, io dopo Manchester ho chiesto una riunione per vedere cosa serviva per vincere. C'è una piccola differenza...». E così anche il predecessore è sistemato. Poi però è il caso di tornare sul suo argomento preferito: Josè Mourinho. Ed è un fuoco di fila. «Non leggo i giornali e non vedo la tv», sbotta. Ma i media evidentemente li segue e molto, perché subito dopo spiega che «noi abbiamo Inter Channel con i suoi 45 mila abbonati, la Juve ha Tuttosport e il Milan tre tv e i giornali. Mi sento un po' Robin Hood». E via col secondo auto-paragone elogiativo, magari sempre esagerato ma stavolta almeno non blasfemo. C'è spazio, poco, anche per i suoi giocatori. «Adriano ha sbagliato per influenze brasiliane negative, ora da solo deve arrivare a una conclusione sulla sua carriera: pensare alla sua immagine ed essere un esempio per i bambini. Su Quaresma ho sbagliato io». Maicon invece «secondo il dottore potrà giocare l'ultima partita di campionato, per festeggiare». Lui invece sogna già con una prospettiva più a lungo termine: «Per me questo è il primo anno in Italia, i contratti si stracciano ma io voglio continuare. Il mio sogno è vincere tre campionati in Europa: ho vinto in Inghilterra con il Chelsea, farò di tutto per vincere in Italia, poi voglio vincere anche in Spagna». Chissà com'è felice Ancelotti, soprattutto se dovesse davvero andare ad allenare il Real.