Quel gran volpone di Ross Brawn aveva previsto tutto
Ilpunto non è soltanto formale («Brawn Gp» non è altro che una nuova etichetta appiccicata su un contenitore vecchio di 10 anni e che in precedenza si era chiamato, nell'ordine, «BAR», «Bar-Honda» e «Honda») ma anche sostanziale, perché la progettazione e la costruzione della macchina è stata operativamente e finanziariamente gestita in toto dalla Honda Racing prima che la casa madre decidesse di uscire dalla F1 e regalasse baracca e burattini all'ex-progettista della Ferrari Ross Brawn. Dirò di più. La genesi di questa macchina, a partire dal famoso «estrattore di flusso» che la rende tanto veloce a dispetto dello spirito delle nuove regole tecniche, è pesantemente viziata, da un punto di vista etico-sportivo, dal duplice conflitto di interessi nel quale per tutto il 2008 si è trovato Ross Brawn. Brawn ha infatti sfruttato senza alcuna remora morale sia la posizione di Direttore Generale della Honda Racing sia quella di coordinatore del cosiddetto «Gruppo Tecnico» che doveva suggerire i nuovi regolamenti per conto della Fota, l'associazione dei Costruttori di F1. Come dg della Honda Racing, Brawn ha totalmente trascurato la vettura 2008 (che infatti è andata sempre peggio nel corso dell'anno) per concentrare le risorse - soldi e tecnologia della Honda!... - sullo sviluppo della macchina 2009. E non è eccesso di dietrologia sospettare, vista l'evoluzione della vicenda, che tale strategia proprio a questo tendesse: a far sì che i pessimi risultati spingessero la Honda Auto a tagliare il presunto ramo secco e allo stesso tempo preparare il subentro con la certezza di disporre di un'ottima macchina progettata e costruita senza cacciare un centesimo di tasca propria. Come coordinatore del Gruppo Tecnico, inoltre, Ross Brawn avrebbe dovuto quanto meno sentire l'imperativo morale di avvertire i colleghi delle altre scuderie della possibilità che le lacune formali del nuovo regolamento tecnico venissero sfruttate per interpretarle in modo truffaldino come ha fatto lui (neppure io oso pensare che abbia addirittura orientato la scrittura della norma sugli «scivoli» in modo da sapere in partenza come aggirarla!...). Altro che piccolo team «sorto dalle ceneri della Honda», come ho letto ieri, dunque! La Brawn Gp, che qualcuno dice annoveri addirittura Bernie Ecclestone o un suo prestanome fra gli azionisti occulti, sembra, piuttosto, il frutto di un diabolico e spregiudicato progetto accuratamente studiato a tavolino con l'obiettivo di fare soldi con gli investimenti altrui e al tempo stesso di mettere in crisi gli squadroni tradizionali e gli equilibri politici della Formula 1.