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Quattro motivi per non disperare

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LaFerrari è uscita con le ossa rotte dal G.P. d'Australia, sia dal punto di vista delle prestazioni, sia da quello dell'affidabilità, sia, infine, da quello della scelta delle strategie, visto il disastroso esito che stava avendo il passaggio di Massa ai tre pit-stop. Eppure non è da tifosi o da sognatori trovare persino nella catastrofe australiana qualche spunto positivo. Vediamoli. 1) Il kers, che con tutta evidenza è una palla al piede in qualifica, permette comunque partenze a razzo che al via fanno guadagnare posizioni ai piloti. Ieri Massa è balzato al terzo posto e Raikkonen sarebbe balzato al quarto se Kubica non lo avesse irregolarmente ostacolato zigzagando più del consentito. 2) I tempi sul giro di Raikkonen sono rimasti lontani da quelli dei migliori (Rosberg e Kubica) ma comunque a un livello discreto e addirittura inferiore di 6 decimi a quelli della Brawn di Barrichello. 3) Lo stesso Raikkonen avrebbe addirittura potuto arrivare almeno secondo - e forse persino vincere - se nel finale non fosse prima andato a muro per un suo errore e poi, una volta tamponato da Barrichello, non fosse stato tradito dal differenziale. 4) Sebbene sia finito sul podio perché ha saputo correre con la testa, Hamilton e la sua McLaren, che restano gli avversari più temuti, andavano molto più piano delle rosse. Insomma, per essere vincenti mancano due cose sole: uno scivolo che copi quello delle Brawn e la solita affidabilità. Peccato che né l'uno né l'altra ci saranno domenica prossima in Malesia e, probabilmente, neppure prima della quinta gara, a Barcellona. Gia. Bac.

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