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Il Mondiale capovolto

Formula uno

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Ore 8 di domattina. Caffellatte, biscotti e Formula 1. Spostato a un orario più umano di quelli che gli anni scorsi ci costringevano a far squillare la sveglia nel cuore della notte e a litigare con le nostre mogli, il Gran Premio d'Australia tiene a battesimo il Mondiale 2009. Lo spostamento in avanti di tre ore ha motivazioni commerciali, perché come minimo triplicherà il numero di noi europei - leader nella classifica globale degli appassionati - davanti al televisore, e fa parte di quella serie di piccoli ma non per questo meno significativi accorgimenti adottati per riportare la F1 «più vicino alla gente»: piloti costretti a firmare autografi nella pit-lane, proibizione di impedire alle telecamere di inquadrare le macchine «aperte» nei box, trasparenza su benzina e gomme, cioè sulle strategia di gara, telemetria e comunicazioni radio in diretta tv. Sembrava l'eccellente inizio di una Formula più umana e godibile. E invece... Invece nel corso dell'inverno quel diavolo d'un Montezemolo è riuscito nel miracolo di compattare tutti i Costruttori e i team di F1 in un'associazione, la Fota, che mira a far assumere il controllo della F1 a chi paga per metterla in scena. E questo ha provocato la reazione dei padroni del vapore, Max Mosley, presidente della Federazione Internazionale (quella che fissa le regole), e il suo burattinaio Bernie Ecclestone (quello che vende lo spettacolo e ne incassa i ricavi). Max&Bernie, il Gatto e la Volpe, temendo di veder ridimensionati il loro potere e i loro guadagni non hanno trovato di meglio che tornare a scatenare il caos con l'obiettivo di dividere il fronte nemico. Così Max ha fatto il gioco delle tre carte in materia di punteggi (poi rimasti invariati, cioè penalizzanti per chi vince), ha preannunciato regole future davvero provocatorie (due regolamenti tecnici diversi dal 2010 in poi: uno per i team ricchi e uno per quelli poveri) e ha creato ad hoc il caso che avvelenerà questo inizio di stagione, quello degli «estrattori di flusso» chiaramente irregolari ma autorizzati dalla Fia solo per far sì che i team legalisti presentassero reclamo contro i tre che li hanno adottati, Brawn, Toyota e Williams. «Facciamoli litigare un po'», ha deciso il Gatto, e chi se ne frega se ci vorranno tre settimane - il tempo per discutere i reclami in sede FIA - per sapere chi avrà veramente vinto la corsa di domani e quella successiva, in Malesia. Ecclestone, dal canto suo, sta tentando di spaccare la Fota con la leva dei soldi: con la scusa che c'è chi ha firmato il nuovo Patto della Concordia (il contratto che fissa i criteri per la suddivisione dei ricavi della F1) e chi non l'ha firmato, ha proceduto a versare tutte le spettanze della Ferrari mentre a McLaren, Renault e altri ha dato soltanto degli anticipi. La guerra dei comunicati che ne è seguita fa pensare cha la Fota sia rimasta compatta, con la Ferrari solidale con gli altri team, ma la perfidia con la quale Bernie ha insistito nel sottolineare che soltanto a Maranello hanno avuto tutto quel che dovevano avere potrebbe alla lunga fare breccia. Insomma, un autentico casino, avvalorato dalle indicazioni delle libere di ieri, che hanno visto i tre team irregolari fare il vuoto alle loro spalle. Per la verità, il vantaggio di cui Williams, Toyota e Brawn hanno goduto è stato talmente enorme da far ritenere che non possa esser dipeso soltanto dagli «estrattori irregolari». Delle due l'una: o le deroghe loro concesse dalla FIA vanno ben oltre il problema dello scivolo o i team furbacchioni hanno pure giocato con il peso della benzina per confondere ulteriormente le acque. Ne capiremo di più dopo le qualifiche di stamattina e, soprattutto, dopo la gara di domani. Che si presenta comunque così incerta e stuzzicante da esercitare, a questo punto, un fascino davvero perverso. L'unica certezza che abbiamo è negativa e riguarda il campione del mondo Hamilton. Il quale, a somiglianza del suo omologo Obama, è seduto su un trono infido e scivoloso: la McLaren ha sbagliato progetto e la macchina non va neppure a prenderla a calci. Un'occasione davvero d'oro per Massa, Raikkonen e la nuova Ferrari tutta italiana.

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