Mourinho da solo vale il prezzo del biglietto
Non ho l'abitudine di seguire le conferenze stampa dei nostri allenatori ma per una di Mourinho farei un'eccezione e sarei anche disposto a pagare il biglietto. Finalmente uno che dice quello che pensa ma non pensa come gli altri. Se avessi assistito alla sua più nota esibizione, quella cronometrata in sette minuti, avrei registrato quello che ha detto, lo avrei commentato se ne valeva la pena ma non gli avrei risposto in diretta come sostengono quelli che, non essendo presenti, fanno poca fatica a dire che se ci fossero stati avrebbero saputo loro cosa dirgli. Ricordate quando quel semianalfabeta di Bobo Vieri, che usava meglio i piedi della parola, disse una volta che lui era molto più uomo di tutti i giornalisti che lo stavano ascoltando? Nessuno, a quanto mi risulta, gli ha risposto e credo che sia stato giusto. Alle conferenze stampa credo che si debba andare per ascoltare non per esibirsi in un duello dialettico con il protagonista. A parte qualche notizia da prima pagina, Mourinho ci ha già regalato qualche frase cult. «Non sono un pirla!» ma anche «zero tituli». Con quest'ultima ha anche preso un bel rischio, ma alla fine ha avuto ragione lui. La storia del nostro calcio è stata fatta da allenatori che «giocheremo la nostra partita» ed io sto stupidamente aspettando che giochino quella degli altri. Non mi sento in grado di giudicare se come allenatore è bravo ma sulla sua personalità mi pare si possa giurare. E anche sulla sua professionalità. Non ricordo un allenatore straniero che abbia imparato altrettanto bene o altrettanto rapidamente la nostra lingua. Anche sulla storia delle due lauree si è difeso brillantemente ammettendo che per la prima aveva studiato molto ma che la seconda gliel'avevano regalata. Logico che non piaccia ai nostalgici di Roberto Mancini ed ai molti nemici dell'Inter ma io continuo a pensare che sia stato un migliore acquisto per il nostro calcio più di quanto lo sia stato per l'Inter.