Roma col fiatone
Benedetta sosta. Mai così gradita dopo un weekend da incubo. Genoa e Fiorentina hanno trasmesso altra malinconia e paura alla Roma: ridotta a pezzi e presa a bastonate dalla spietata Juventus, ora si ritrova sesta, a cinque punti dal quarto posto e a tre dai viola. Una rincorsa frenata proprio quando il traguardo sembrava a portata di mano. I giallorossi non vincono una partita in campionato da un mese (1-0 faticoso in casa col Siena) e nelle ultime sei gare ha viaggiato alla media di un punto a partita. Altro che ritmo-Champions. I l treno verso l'Europa si allontana e la Roma deve inseguirlo con il fiatone. I numeri mettono i brividi: oltre al ritardo in classifica, il dato dei gol incassati è da squadra in lotta per la salvezza. Ben 41 i gol incassati, gli stessi della Lazio, solo Reggina, Lecce, Torino e Bologna hanno fatto peggio. A pesare sul bilancio giallorosso sono soprattutto le due sconfitte casalinghe: quattro reti subìte contro l'Inter, altrettante sabato dalla Juventus. Ma quella che ha affrontato i bianconeri non era la Roma: undici assenti e due giocatori con la schiena a pezzi, Doni e Vucinic, messi in campo da Spalletti per disperazione. Se all'emergenza aggiungi l'inspiegabile involuzione di Baptista e Menez ecco spiegati i problemi di una squadra che rischia di fallire anche l'ultimo obiettivo stagionale. Per evitarlo il tecnico attende notizie positive dall'infermeria. Visti i precedenti non può farlo con troppa fiducia. Dopo la sosta, quando all'Olimpico si presenterà il Bologna, torneranno almeno i quattro squalificati di sabato. De Rossi, Pizarro, Motta e Diamoutene. Tra gli infortunati dovrebbero rientrare subito Totti, Perrotta e Aquilani, poi sarà la volta di Cassetti, Juan e Taddei, tutti e tre recuperabili per il derby dell'11 aprile. La sfida con la Lazio è la grande insidia nel finale di campionato insieme alle trasferte di Firenze (25 aprile) e Milano con i rossoneri (24 maggio, penultima giornata). Ma dopo i risultati di ieri è inutile fare calcoli: la Roma non può più sbagliare. Dal Bologna in poi.