Roma disperata alla meta
Spalletti ci prova. Senza la Roma, ma ci prova. Undici assenti nella gara più importante della stagione, contro la solita Juve tornata a contare per la vetta della classifica. Una sfida, quella con i bianconeri che all'Olimpico non finisce a reti inviolate dal 2002 e che vedrà dall'altra parte del campo la «bestia nera» Del Piero: uno che alla Roma ha fatto male come a poche altre. Ma Spalletti più che agli altri è concentrato su un'infermeria che si è confermata vero «neo» di questa stagione per certi versi maledetta. Già, perché ai quattro squalificati (e qui si potrebbe aprire un altro filone interessante...), vanno aggiunti ben sette infortunati: tra i quali c'è gente del calibro di Totti. Senza uomini quindi ma con le idee abbastanza chiare su quello che la Roma stasera dovrà fare in campo per consentire al tecnico giallorosso di centrare la vittoria numero centocinquanta in campionato. Un dettaglio, ma nemmeno tanto visto che mai come ora alla Roma servono i tre punti per restare agganciata al treno della Champions. Il diktat di Spalletti a squadra e ambiente è chiaro: non piangersi addosso, incita i giocatori a dare il massimo, perché «dalle difficoltà può nascere la svolta», chiude il caso Totti: «Con lui ho allenato l'eccellenza» e svela l'uomo in più della Roma stasera: il pubblico. «Quanti saranno gli spettatori? 50 mila? Avremo 50 mila ragioni per provare a vincere». Il problema sarà tener buona una Juve che intravede la coda di un'Inter tutt'altro che impeccabile e convincente. «Sarà una partita difficilissima, la Juventus sta facendo benissimo. Sarà una gara delicata ma non comprometterà nulla». Quindi la formazione: assurda. Nessuno avrebbe potuto immaginarla così, nemmeno pensando alla peggiore delle crisi. In difesa rientra Loria, che già aveva dato l'addio al calcio nella sfida di Champions all'Emirates con l'Arsenal, e a centrocampo tocca al giovane Filipe al fianco di Brighi con Tonetto dall'altra parte del campo. In attacco Spalletti mette dentro tutto quello che gli è rimasto: Baptista, Vucinic e Menez. In panchina? Sono cinque i primavera che tutti insieme forse non fanno gli anni di Montella settimo uomo seduto al fianco del brasiliano Artur: un altro non giovanissimo. L'obiettivo era e resta la Champions, ma Spalletti continua a pensare solo alla partita di questa sera... ma non può evitare di confermare quanto già detto. «Se non raggiungessimo quell'obiettivo, avrei sbagliato nel mio ruolo. Ma il contratto e la stima rimarrebbero; bisogna considerare anche i comportamenti, non solo il risultato. Contro la sorte, nulla può fare l'uomo». Lui no, ma la società forse sì...