Chi li discute dimentica il loro lavoro
Perfinoal di là di una storia che ha vissuto negli Anni Ottanta i suoi momenti più palpitanti, perfino oltre una rivalità che il potere occulto della «cupola» aveva ferocemente accentuato. Da una parte la coscienza di una persecuzione inaccettabile, dall'altra l'albagia di chi detiene il potere e non è disposto a mollarne una briciola, classe arbitrale suddita, dai vertici agli esecutori sul campo. Sembra chiusa, quella parentesi: la Juve ha dovuto ripartire dai bassifondi, giusto riconoscerle onorevole dignità nel gestire una realtà sconosciuta, la Roma si è ritagliata uno spazio importante, anche in Europa, è in credito di uno scudetto che avrebbe meritato e stavolta non c'entra la nobiltà piemontese. La curiosità dello scontro di domani sera è che potrebbe anche rappresentare il passo d'addio di due allenatori, Spalletti e Ranieri, che pure hanno onorato i rispettivi impegni con risultati superiori alle più rosee premesse. Nei confronti del ragazzo di Testaccio, che aveva raccolto la fiducia, e gli ampi consensi, di club prestigiosi come il Chelsea e il Valencia, si avverte qualche disagio nel rapporto con la società e con la tifoseria, forse non aiutano la crescita del rapporto le origini romane. Questo al di là delle esternazioni di facciata, perché ben altro livello di gratitudine avrebbero dovuto generare quel secondo posto in campionato e la più che dignitosa uscita di scena in Champions, più sfortuna che demeriti. C'erano stati segnali di insoddisfazione, attenuati dopo una serie di convincenti vittorie, giunte nonostante una catena di infortuni che soltanto la Roma ha messo in secondo piano. La falcidia dell'organico romanista, e un avvio di stagione tremendo, hanno modificato anche il clima di idillio che si era creato attorno al tecnico, critiche insistite da chi invocava fino a poco tempo prima la conferma a vita. Ma rispetto a Ranieri, in attesa di indirizzi dall'alto, l'avventura di Spalletti a Roma potrebbe concludersi anche per volontà dell'interessato. Si paventa, non dovesse essere centrata la conferma in Champions, una politica di austerity che aprirebbe a Spalletti altre prospettive, forse perfino più esaltanti. Anche se la logica suggerisce che due tecnici di questo calibro avrebbero diritto a fiducia senza condizioni.