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Sul campionato le ruggini della Champions

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Mail suo margine, la capolista non è disposta a vederlo assottigliare, basta un doppio Ibra a rimandare battuta una Fiorentina colpevole di non avere sfruttato le tante occasioni create. Sul solito schema, punizione di Balotelli e unghiata del centravanti, il primo gol, poi in pieno recupero un capolavoro su calcio piazzato di Ibra, stremato ma grandissimo: come, ancora una volta, Julio Cesar. Potrebbe servire a poco, nella rincorsa della Roma al quarto posto, quel punticino strappato con lacrime e sangue a Marassi, però non è illogico che la Roma possa celebrarlo come impresa autentica. Scesa in campo con il contrassegno della Croce Rossa, a testimoniare non soltanto le mille defezioni, ma anche la salute di chi giocava per assoluta necessità, rimasta anche in dieci e sotto di un gol, ha raccolto le stampelle e ha trovato un risultato che conforta il morale. Anche se, in prospettiva dell'arrivo all'Olimpico di una Juve scatenata, ulteriori colpi lasciano cicatrici dolorose, squalificati anche Pizarro, Motta e perfino il buon Diamoutene, che almeno faceva numero. Ma non vengono meno cuore e spirito battagliero, l'esempio lo offrono i due che la cupa notte europea aveva esposto alla lapidazione, Julio Baptista per inspiegabile luna attraversata, Tonetto per l'ultimo rigore battuto con le gambe illanguidite dalla fatica. Sono stati gli eroi di Marassi, due gol del brasiliano, due assist dell'esterno sinistro, indiretto il secondo per avere indotto Padalino al fallo da rigore. Poi il pari, raggiunto quando il destino sembrava segnato, è stato difeso con le unghie, Doni al riscatto dopo l'errore del secondo gol, in campo perfino la creatura Crescenzi, bello tosto, stava per compiersi il miracolo del sorpasso, per due volte mancato da un Menez pochissimo tonico. Motta è rimasto in campo un'ora di troppo, ad attendere l'immancabile secondo giallo, altro prezzo pagato a un deficit atletico che annebbia le idee, Spalletti non aveva cambi proponibili. Uno dei tanti errori di Rosetti, dimenticato il rosso a Padalino già ammonito, nota positiva che in qualche caso lo abbia aiutato l'onestà dei protagonisti. Attraversato il Tevere, ci vorrebbe il supporto di uno psicologo di quelli bravi per spiegare quanto accade alla bellissima Lazio dell'ultimo periodo, presa a pallate dal Chievo ,capace di uscire dalla buca della zona rossa con un raid feroce, punteggio che avrebbe potuto assumere dimensione imbarazzante. Non è il primo, e temo non sarà l'ultimo, di quei «blackout» palesati dai romani, stavolta è venuto meno anche il risveglio che altre volte, nella ripresa, aveva prodotto rimonte sorprendenti. Non infondata l'ipotesi di una negativa suggestione indotta dal profumo dell'alta classifica, altra immagine della Lazio avevano proposto le spinte dell'umiltà e dalla mente libera. Segue a pagina 24

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