Roma, palla avvelenata
{{IMG_SX}} A nervi tesi: fin troppo. E con tanti cerotti che si potrebbe ricoprire l'intera Trigoria. È la sintesi del pomeriggio giallorosso, coinciso con il pari interno contro l'Udinese degli ex, e che fa scattare l'ennesimo allarme in casa Roma in vista della sfida decisiva di Champions in programma mercoledì all'Olimpico con l'Arsenal. Spalletti si ritroverà senza mezza squadra, centrocampo da inventare e attacco tutto da definire legato, inevitabilmente, alle condizioni di un Totti ancora dolorante che ieri è andato addirittura in tribuna. Primo tempo per lunghi tratti inguardabile con il solo Motta, sulla sponda giallorossa, a meritare il segno positivo. L'Udinese, se possibile, fa anche meno e si limita a qualche tentativo dalla lunga distanza e a sfruttare le disattenzioni della difesa romanista. L'ennesima tegola per Spalletti arriva poco prima dell'intervallo quando Pizarro alza il braccio e chiede il cambio: problema muscolare che lo taglia fuori dalla sfida con l'Arsenal e costringe Domenichini (in panchina al posto dello squalificato Spalletti) a metter dentro Montella. A tempo scaduto la clamorosa svista di Tagliavento che non concede un rigore, sacrosanto, all'Udinese per un evidente fallo di mano di Mexes in area. Ennesimo infortunio di una classe arbitrale imbarazzante o ricompensa per quanto accaduto sabato sera a San Siro? Le cose che decidono la spartizione della posta in palio accadono tutte nei primi sedici minuti della ripresa. Prima Felipe (10') approfitta di un errore da principiante di Doni e infila la Roma per il vantaggio bianconero. Poi, sei minuti dopo, ci pensa Vucinic, appena entrato al posto di uno spento Menez, a rimettere il piedi i giallorossi. Gran gol e Roma che inizia ad ingranare. Con il montenegrino dentro va molto meglio, Baptista trova sponda e la Roma potrebbe raddoppiare in almeno un paio di occasioni. Ma la settimana di veleni continua a pesare sulla testa degli uomini di Spalletti a partire da De Rossi: anche lui in campo con la febbre. Proprio la condizione non ottimale del centrocampista giallorosso, fascia da capitano al braccio, giustifica una prestazione non all'altezza della sua fama. Nessuna attenuante però, sull'episodio che vedrà lo già scarso Tagliavento, estrarre al suo indirizzo prima un giallo, poi un rosso che lascerà la Roma in dieci uomini con venticinque minuti buoni da giocare. Paradossalmente da qui in avanti si vedrà la Roma migliore, una squadra in grado di tener dietro l'Udinese in superiorità numerica che riesce però a sbagliare l'impossibile là davanti. Prima Baptista da fuori, poi Vucinic non aggancia l'«offerta» di Mexes, quindi l'azione che decreta l'addio al calcio di Montella. Gran cosa di Taddei che lo mette da solo davanti al portiere palla al piede: una roba che l'aeroplanino dei tempi buoni avrebbe trasformato con la benda sugli occhi e le mani legate dietro alla schiena. Invece lo scarsissimo Handanovic riesce a intercettare il pallone e bloccare in gola l'urlo liberatorio dell'Olimpico già tutto in piedi. Peccato, un solo punto che muove poco la classifica della Roma ora quinta a pari punti con il Genoa trafitto in casa dall'Inter che, con Ibra+aiutini, continua a volare... Adesso l'Arsenal. Mercoledì all'Olimpico servirà metter dentro tutto quello che resta, riserve comprese, per rimanere aggrappati alla Champions: la Roma ci crede.