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Dietro Ross la «cordata» Todt-Schumi

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Quellache all'epoca i lettori del «Tempo» potevano aver scambiato per una provocazione s'è rivelata felice intuizione. Ross Brawn, l'ex progettista di Benetton e Ferrari che un paio d'anni fa ne aveva assunto le redini da superpagato professionista, s'è comprato la Honda F1 non appena la casa-madre, schiacciata dal deficit e dagli insuccessi sportivi, ha deciso di chiuderla. Non credo che nel simpatico Ross la molla sia stata l'ambizione di veder correre una macchina che porta il proprio nome. Queste sono cose da romantici, tipo Enzo Ferrari o Bruce McLaren. All'origine di un passo di questi tempi così apparentemente folle c'è in realtà un mix di fattori. Uno è stato sicuramente la difficoltà a farsi pagare dalla Honda gli astronomici compensi a suo tempo pattuiti (tipo: «Non avete da darmi i miei soldi? Almeno datemi la Scuderia con fabbrica, galleria del vento, annessi e connessi»). Un altro è il sostegno esterno, tradotto in favori di ogni tipo (a cominciare dalla fornitura di motori Mercedes) da parte di Ecclestone, che ha bisogno di almeno 20 macchine al via per non incorrere in penali con le tv. E il terzo la copertura finanziaria da parte di qualche socio importante ancora sconosciuto. Chi? Mah, storici sodali di Ross Brawn sono i due uomini con i quali ha condiviso glorie sportive e colossali guadagni dell'era Ferrari, Jean Todt e Michael Schumacher. Nessuno dei due è, come dire?, «splendido», ma con quello che oggi ti danno le banche o la borsa, e con la programmata riduzione dei costi, investire soldi nel mattone della F1 può essere un affare, no?

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