Panucci si scusa
E le conseguenze sono tutte da scoprire. Il difensore ha fatto un passo indietro riconoscendo i suoi errori. In ordine, ha rifiutato di andare in panchina a Napoli, si è sfogato subito dopo con i giornalisti sul treno accusando Spalletti di soffrire la sua personalità, poi ha emesso un comunicato di scuse tardivo e nel quale non compariva il nome dell'allenatore. Che nel frattempo aveva preteso la sua esclusione dalla lista Champions. Sembrava il capitolo finale del rapporto tra Panucci e la Roma considerato il contratto in scadenza a giugno, ma da ieri si è riaperto uno spiraglio. Il tecnico ha accettato le scuse del giocatore e ma ha reagito in maniera un po' fredda. Quello che è successo finora non può essere cancellato. Ma ora Spalletti è combattuto. Da una parte l'emergenza in difesa in vista dei prossimi appuntamenti cruciali della stagione lo spingono ad utilizzare in campionato il difensore più esperto che ha in rosa. Dall'altra il carattere orgoglioso e i suoi principi di gestione del gruppo gli suggeriscono di tenere ancora Panucci ai margini della squadra. Difficile ma non escluso che lo schieri domenica sera con l'Inter, quando mancherà Juan. Il sostituto designato è Diamoutene, perché Loria a Londra rischia di aver giocato la sua ultima partita in giallorossa. L'ex senese ha dato l'ennesima dimostrazione di limiti mentali preoccupanti. A tal punto che contro l'Arsenal ha accusato dei crampi per eccesso di tensione. Reazione umana di un giocatore non adatto a palcoscenici così importanti. Lo stesso Diamoutene tutto è tranne che una garanzia. Ecco perché il reintegro di Panucci sarebbe una manna dal cielo per Spalletti. Deciderà lui in autonomia anche se la società si è irrigidita: le scuse di ieri suonano come beffa alle orecchie dei dirigenti. Panucci ha parlato solo con il tecnico, ignorando la Sensi, Bruno Conti e Pradè. Nessuno ai piani alti del «Bernardini» ha dimenticato i danni creati dal caso-Panucci. Tecnici e non solo. Ma anche stavolta lasceranno carta bianca all'allenatore. «Quella di chiedere scusa è stata una scelta di Christian - ha spiegato il procuratore Damiani a Radio Radio - nonostante il ritardo si è trattato di una scelta giusta, poteva farlo prima, ma non è da tutti fare un passo indietro. Lui non lo ha fatto pensando al contratto da rinnovare». Ma di sicuro ha pensato al suo futuro: trovare una nuova squadra senza giocare per cinque mesi non sarebbe facile. A Spalletti l'ultima parola.