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Una lezione che farà bene ai romanisti

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Dritta per dritta sul collo allungato della squadra che si pavoneggia come un pennuto cercando uno specchio dove guardarsi. Ci ha pensato l'Atalanta cinica e concreta del «lavoratore» Del Neri a riportare sul pianeta terra la squadra di Spalletti che ora dovrà rimettersi in piedi contro il Siena prima dell'appuntamento di Champions a Londra con l'Arsenal. Già, perché per continuare a dire qualcosa nell'Europa che conta, la Roma dovrà smaltire in fretta le tossine della trasferta di Bergamo della quale c'è ben poco da salvare: forse nulla. Alla fine il meno peggio è stato proprio l'esordiente Motta (suo l'unico tiro in porta dei giallorossi nella ripresa) e che comunque non è andato molto oltre il suo compitino. Per gli altri una domenica da dimenticare, una di quelle giornate dove nulla riesce su un campo a dir poco inguardabile. Ma non può essere un alibi perché il segnale più brutto è arrivato dalla testa dei giallorossi che si sono bloccati come in una sorta di corto circuito mentale senza mai rialzarsi e provare a giocare la partita. Quella che fino a qualche giorno fa era la squadra delle meraviglie che aveva inanellato una striscia di sette risultati utili consecutivi, in grado di cancellare quel folle avvio di stagione, è tornata ad essere la squadretta senza né gioco né idee di inizio campionato. Difficile se non impossibile distribuire singolarmente colpe comuni, anche perché probabilmente un calo prima o poi doveva arrivare e alla fine è successo proprio nella domenica meno dolorosa. Gli altri risultati della giornata infatti cambiano di poco la classifica di una Roma che mantiene intatte le possibilità di arrivare a quel quarto posto tornato ad essere l'obiettivo minimo stagionale. Ma nonostante ciò il «pelatone de' noantri» prova una volta ancora a dar la colpa all'ambiente. A caldo dopo la sconfitta Spalletti parla ai microfoni di Sky: «Forse è colpa anche dall'ambiente che ci circonda, perché in settimana tutti (in realtà solo i suoi giocatori, ndr) parlavano di secondo posto, mentre io avvertivo tutti che bisogna ambire al quarto... Così diventa tutto troppo facile e si perde di vista la realtà». Ma il tecnico giallorosso dimentica che ventiquattro ore prima in sala stampa a Trigoria a chi gli faceva notare come i giocatori della Roma pensavano già a qualcosa più corposo del quarto posto, lui aveva replicato: «Io guardo più sù di quello che guardano loro». Se le parole hanno un significato...

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