Alessandro Fusco Una cosa è certa. ...
10sarà sulle spalle di Luke McLean, nato a Townsville ma cresciuto a Brisbane (Australia). Non c'è da stupirsi, dalle nostre parti i mediani di mischia non crescono facilmente e gli infortuni e le scelte dello staff hanno portato alla situazione presente. Per Luke McLean esordire in azzurro al Flaminio potrebbe essere beneaugurate: «Qui non ho mai perso, anzi. Ho giocato due volte in campionato con Calvisano contro la Capitolina vincendo sempre e segnando una meta per partita, magari oggi scopriamo che il Flaminio è il mio stadio». Il ragazzo, 193 cm. per 95 kg., con l'italiano se la cava discretamente avendolo studiato per sei settimane e facendosi aiutare dai compagni del Calvisano: «Soprattutto Garcia spende molto del suo tempo per aiutarmi con la lingua». Le sue origini italiane le deve alla bisnonna Elsa, partita negli anni '30 da Odolo, piccolo paese del bresciano, per approdare in Australia. I geni rugbistici il 22enne Luke li ha ereditati dal papà, che ha giocato con discreta fortuna come terza linea. Lui ha cominciato con il Perth Spirit, sviluppando la sua carriera giovanile da mediano di apertura e arrivando a vincere il mondiale U.19 nel 2006 con l'Australia a Dubai: «Anche se a Calvisano sono impiegato come estremo - spiega McLean - preferisco di gran lunga il ruolo di mediano di apertura. Sono al centro del gioco, determino le scelte e tocco molti palloni. Insomma, mi sento l'autista del bus!». Oggi di fronte si ritroverà Ronan O'Gara, uno dei migliori interpreti del ruolo: «Ammiro molto Ronan, è un giocatore di grande esperienza. Il suo modo di usare il calcio tattico è splendido, per me sarà una grande prova». Luke ha le idee chiare sugli aspetti in cui deve migliorare: «Mi sto allenando molto sui calci piazzati, a Twickenham ho fallito in due occasioni, al Flaminio mi piacerebbe il percorso netto». Davanti a lui ci sarà Paul Griffen, 34enne richiamato d'urgenza per indossare la maglia n.9 e donare esperienza alla causa. Con i suoi favoriti alla Francesco Giuseppe spande ottimismo a piene mani: «Quando è arrivata la chiamata sono ringiovanito di 15 anni». Mani, piedi e testa dagli antipodi. Nella difficoltà, l'Italia del rugby si affida ai nipoti dei suoi emigranti.