Aggrappati a un successo dei rossoneri
Sono convinto che l'attuale Juventus debba un po' dei suoi punti alla soggezione che alcune delle sue avversarie nutrono nei suoi confronti. Ad esempio l'anno scorso la Juventus non era probabilmente la terza forza del campionato, eppure ha conquistato il terzo posto dietro l'Inter e la Roma, che erano nettamente più forti. In questo momento è addirittura seconda pur avendo dovuto rinunciare per buona parte del torneo ad un cannoniere come Trezeguet (20 reti, l'anno scorso) e ad un portiere come Buffon. Insomma sembra che, malgrado gli otto punti di ritardo, il Milan sia ancora da considerarsi l'unica alternativa possibile per impedire all'Inter il terzo scudetto consecutivo (quello di Calciopoli che Moratti ha avuto il coraggio di far applicare sulle maglie della sua squadra, non mi pare che si possa contarlo). In ogni caso non si potrebbero considerare definitivi perché il sistema dei tre punti può consentire recuperi clamorosi. La verità di fondo è che pare impossibile liberarsi da una regola che ormai non consente praticamente eccezioni. Sono passati 18 anni da quando la Sampdoria ha conquistato lo scudetto, ultima eccezione alla regola secondo la quale il 76,7 per cento (59 su 76) dei nostri campionati a girone unico sono stati vinti dalle squadre di tre città. È una situazione che, però in misura più attenuata, si riproduce in molti altri paesi europei. Come ho detto e scritto in molte occasioni nel nostro calcio se i più ricchi non sono scemi vincono sempre loro. Aveva evidentemente torto Giulio Onesti che in questo modo aveva definito i presidenti dei nostri club. Alla vigilia di questo torneo si era pensato che ci potesse essere un po' più di equilibrio. Niente da fare. Vinca l'Inter, com'è probabile, vinca il Milan, vinca anche la Juventus l'equilibrio è ancora una chimera ma pare che il problema non preoccupi minimamente chi dirige (Federazione, Lega, un po' anche il Coni) il nostro calcio. Forza Milan, dunque, altrimenti domattina chiudiamo bottega!