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Nathanya Di Porto È tornato al ...

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Ha fatto scattare qualcosa nella nostra testa». È stato a lungo fermo per infortunio. Le era mai capitato in passato? «A vent'anni mi sono rotto il ginocchio, anche quando ero al Milan nel 2000 ho avuto un serie di problemi, ma in una carriera può capitare». Quando rientrerà Riise di chi sarà il posto da titolare? «Dipenderà dal momento, ma avremo entrambi spazio». La Roma va a Bergamo per...? «Scontato dire per vincere. Anche l'Inter pensava lo stesso e invece ha preso tre gol. Sarà una sfida dura, come lo è stata quella con il Genoa. Ma dobbiamo sfruttare questo turno di campionato: viste le altre partite in programma, qualcuno per forza lascerà dei punti». Tra Riise, Baptista e Menez chi l'ha impressionata di più? «Menez anche se ha avuto meno occasioni per farsi vedere. Eppure anche quando ha giocato per venti minuti ha dato un'impronta alla gara. Avrà un futuro importante». Futuro che potrebbe sorridere anche a Motta. «Quando l'ho incontrato da avversario mi aveva già impressionato, la conferma me l'ha data appena è arrivato a Roma. Presentarsi come ha fatto lui all'Olimpico non era facile». Chi butta giù dalla torre tra Spalletti e Panucci? «Mi butto io. Come ha detto anche De Rossi, Christian è un giocatore importante per lo spogliatoio, per me è anche un amico. Il mister mi ha voluto alla Roma. Quindi non posso rispondere». Cosa le hanno raccontato i suoi compagni dell'Emirates Stadium? «Perrotta mi ha detto che è uno stadio inglese atipico, come impatto è più distaccato, diciamo più "italiano". Ma manca ancora tanto alla sfida con l'Arsenal, non dobbiamo pensarci ora altrimenti arriveremo all'appuntamento cotti. In quindici giorni possono cambiare tante cose». Ricorda la finale di Coppa Campioni a Roma? «Ho un flash: il portiere del Liverpool Grobbelaar che faceva il buffone tra i pali». A distanza di 25 anni si gioca di nuovo all'Olimpico. «Il pensiero c'è, ma la viviamo in maniera tranquilla». Mettiamo da parte il calcio. Tonetto è religioso? «Non condivido il fatto che ci siano persone come noi che credono di poter fare da tramite con Dio. Preferisco fare di testa mia». Che idea si è fatto del caso Englaro? «Credo non sia giusto l'accanimento terapeutico, mentre trovo legittimo ascoltare la volontà dei genitori». In un periodo di crisi economica c'è chi offre un milione di euro al mese a Kakà. «Si guarda sempre agli stipendi del calcio, ma in America, dove la crisi è più grave che da noi, chi pratica il football prende cifre anche superiori. Comunque mi auguro che si sia toccato il fondo di modo da potersi riprendere in fretta».

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