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Ma non è soltanto sfortuna

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Non posso nascondere che l'elenco di eventi contrari alla Lazio, verificatisi negli ultimi tempi per sciagurate fatalità, risponda a verità, né inchiodarmi al concetto di un calcio puramente scientifico come volevano indimenticati Maestri e tuttavia vorrei risolvere il contrasto dialettico - come direbbe Lotito - cum grano salis. Non tutto quel ch'è successo alla Lazio può essere archiviato come effetto della sfortuna, così come non tutto può essere capitato per errori dei giocatori o del tecnico; e mi pare giusto prendere le distanze da un presidente pieno di fede (voglio credere) e di speranza e non piuttosto deciso a discutere con il suo allenatore di calcio. Solamente di calcio. A partire dalla sconfitta subita in casa ad opera del Napoli, ho registrato nel dibattito laziale - spesso fin troppo polemico e mirato solamente a colpire Delio Rossi, un tecnico eccellente - solamente argomenti inerenti la qualità del gioco con quella propensione ai temi offensivistici che uniscono, paradossalmente, il tecnico accusato e i tifosi accusatori. Lascio perdere le accese prediche sul Tridente, spesso ridicole per la loro inconsistenza pratica visto che il calcio vero - quello giocato - deve tenere presente innanzitutto le qualità e la consistenza tecnico/agonistica dell'avversario. Il Tridente è puro qualunquismo, così come la brillante aggressività espressa sul campo di Firenze, ottenendo per sé sette «quasi gol» nel corso della partita e il gol vero - della Fiorentina - allo scadere del tempo. Potrei dire che quella è stata la «lezione di Prandelli». Direi a Rossi di affrontare l'emergenza con saggezza, rinunciando agli effetti speciali, che peraltro gente come Zarate, Rocchi e Pandev gli consentirebbero, e badando piuttosto a realizzare un controllo più efficace del contropiede altrui e una protezione adeguata ai Carrizo e Muslera che si alternano in porta senza offrire particolare sicurezza. Con l'aria che tira, non è una garanzia neanche il prossimo confronto casalingo con il Torino di Novellino, aggressivo e disperato: partire per non perdere potrebbe essere l'occasione per tornare a vincere.

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