Italia-Brasile, il derby del mondo
Perchè é eccitato, il ct azzurro, dalla sfida da sempre sognata con «il calcio fatto squadra»: e dunque non si fa problemi di diritti d'autore nel raccontare le suggestioni della vigilia di una partita «che per noi amanti del calcio è "la partita"». Dice proprio così, «la partita». Anche al di là del fatto che si affrontano nove titoli mondiali (sui 18 assegnati), 5-4 per la Selecao e la differenza la fa il titolo vinto ai rigori dai sudamericani a Usa '94. «È la sfida da sogno ed infatti - spiega - il mio unico rammarico non è per le polemiche sul caso Cesare Battisti, ma per il poco tempo che i giocatori delle due squadre hanno per recuperare dalle partite di campionato». Sarà comunque «gara vera», garantisce Lippi, che dopo aver raggiunto Pozzo oggi può stabilire il record mondiale di partite consecutive da ct senza sconfitte portandolo 32: «altro che esibizione, quelle si fanno al circo». Il tecnico rifugge giustamente dallo schematismo arcaico «futbol bailado contro calcio pragmatico». «Non è più così - racconta il ct azzurro - anche se le squadre nazionali mantengono qualche contatto con la tradizione». Ma il Brasile non è più quello dell' '82, tutto votato all'attacco, e l'Italia non è più quella del contropiede. Sì,loro sono i migliori, ma quando per chissà quale motivo sono venuti meno i migliori siamo stati noi. Che ci presentiamo davanti ai 65 mila dell'Emirates Stadium ed alle centinaia di milioni di telespettatori con una certa consapevolezza. Quella di essere i campioni in carica». Proprio per questo è probabile che il ct scelga la linea di inserire il maggior numero possibile di campioni del mondo nella formazione iniziale. Lippi non si sbilancia, ma in difesa davanti a Buffon dovrebbero piazzarsi Zambrotta, Cannavaro, Legrottaglie e Grosso. A centrocampo De Rossi, Pirlo e Perrotta (o Montolivo). In avanti in allenamento il ct ha provato un tridente con Camoranesi, Rossi (ma è in lizza anche Di Natale) e Toni. Fatto sta che è la «partita», e non va contaminata con polemiche: siano il caso Battisti, o più banalmente il licenziamento (dal Chelsea) del suo predecessore come ct campione del mondo, Felipao Scolari. Dall'altra parte ci sarà un Brasile tutto europeo, privo dell'infortuato Kakà. Carlos Dunga non risparmia qualche frecciata velenosa ad Amauri, e invita nel contempo Italia e Brasile a rispettarsi a vicenda a proposito della mancata estradizione di Cesare Battisti. Contro gli azzurri Dunga rinuncia al doppio trequartista, schierando il solo Ronaldinho dietro le due punte Robinho e Adriano. Assente Luis Fabiano per infortunio, la settimana scorsa Dunga aveva convocato in extremis il centravanti juventino, ma di fronte al no della società bianconera si è fermato. «Sapevamo che la richiesta era fuori tempo. Purtroppo la Juventus ha rifiutato di concederci il giocatore, e noi rispettiamo la legge - il commento del ct della Selecao - ma io da calciatore credo che non lo avrei mai accettato perché per me la nazionale è sempre stata un sogno, un'utopia. Non avrei mai permesso a nessuno di infrangere il mio desiderio», le parole di Dunga, che ha anche ribadito come lo juventino nella sua personale graduatoria resti comunque dietro a Luis Fabiano, Adriano e Pato.