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Lazio beffata al novantesimo

La disperazione di Zarate

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Un colpo al cuore delle speranze laziali, il più dolce dei verdetti per una squadra che era stata presa a pallonate per quasi tutta la partita. Stavolta è un'altra storia rispetto alle prove con Cagliari, Sampdoria e Milan, anche se è difficile da raccontare a chi non ha potuto vedere la lezione di calcio impartita ai dirimpettai dalla Lazio. Il pallone è così, si sbaglia e alla fine il destino ti presenta un conto amarissimo sotto forma di ko immeritato, insomma una vera beffa. I biancocelesti, in dieci per oltre settanta minuti dopo l'espulsione di De Silvestri, hanno giocato la migliore partita in trasferta della stagione, hanno sciupato cinque palle-gol, si sono trovati di fronte un Frey in versione polipo paratutto. Poi all'ultimo assalto Muslera si impappina e Gilardino segna la rete da tre punti. Il resto sono le recriminazioni, legittime, di chi ha perso, la gioia, sacrosanta, di chi capisce di aver trovato in pacco dono una vittoria importante in un pomeriggio grigio per tutti i campioni di Prandelli. Incredibile quello che accade nel primo tempo, espulsione a parte. E' un monologo del tridentino Foggia-Zarate-Pandev che manda al manicomio la lenta difesa viola. Eppure i fantasisti laziali sbagliano l'impossibile davanti a Frey e così si va al riposo sullo 0-0. In pratica nonostante il doppio giallo ravvicinato a De Silvestri (sbaglia il difensore ma è troppo fiscale De Marco), Rossi lascia in campo tre punte più Matuzalem e incarta la partita al fenomenale Prandelli. Ci si aspetta un cambio e invece, il tecnico va al rischiatutto e alla fine solo il risultato lo condanna perché la prestazione è buona, la squadra reagisce bene, si aiuta in campo, dimostra di essere dalla parte dell'allenatore finito pesantemente in discussione. Ecco perché, anche se non è facile con il quarto ko di seguito, bisogna pensare positivo. Nella ripresa il bis anche se i viola crescono e vanno all'assedio più per forza di inerzia che per volontà. Non sono brillanti a centrocampo dove il solito Filipe Melo distribuisce il gioco con i tempi giusti. Zarate colpisce il secondo palo (nel primo tempo era toccato a Foggia) ma ha la colpa di calciare il pallone lontano così da prendersi un cartellino giallo che gli costerà la squalifica. E la Fiorentina? Solo lanci inutili per la «torre» Gilardino e qualche giocata di un Mutu sotto tono. Fino all'epilogo inatteso e ingiusto per quello che si era visto fino a quel momento. Tiraccio della disperazione a giro del rumeno, Muslera respinge, arriva Gilardino a far sogna la «Viola». Meglio non fermarsi a riflettere, meglio concentrarsi sul Torino che sabato alle 18 arriva all'Olimpico. Serve una vittoria per mettersi alle spalle un periodo negativo segnato da errori da parte di tutti ma anche da una buona dose di sfortuna che nei momenti importanti si ricorda sempre della Lazio.

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