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Caro Mallett ma che fine ha fatto l'Italia?

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Ad onore di Mallett va detto che si è assunto in pieno la responsabilità dell'errore e che l'idea è stata, almeno in parte, imposta dagli infortuni. Ma la più che dignitosa prova di Toniolatti nel secondo tempo aumenta i rimpianti di quella che poteva rivelarsi come una grande occasione contro un'Inghilterra a corto di idee e lontana dalla forma migliore. D'altra parte, è difficile condividere la scelta di lasciare Bergamauro negli spogliatoi dopo l'intervallo. Forse sarebbe stato opportuno, per il momento psicologico del giocatore già deluso dalla sua prova, dargli la possibilità di riscattarsi da subito nel suo ruolo naturale consentendogli di giocare la seconda frazione. La cosa non avrebbe mutato le sorti del match, ma avrebbe fugato ogni dubbio sulla fiducia che Mallett nutre in Bergamasco nel suo ruolo naturale di flanker. Per il resto, la sconfitta sottolinea per l'ennesima volta la suicida tendenza della squadra a concedere mete, quattro su cinque all'Inghilterra, quando il possesso dell'ovale è azzurro. Segno di immaturità tecnica e di cattiva gestione del possesso, un limite che troppo spesso risulta fatale. Tra le poche luci del pomeriggio londinese la prestazione di Parisse, fuoriclasse assoluto, lo spirito del secondo tempo, le buone prove di Mirco Bergamasco, Zanni e Dellapè. Forse troppo poco per battere l'Irlanda, ma pare abbastanza per ricominciare a lavorare duro, senza esperimenti.

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