Un andamento impietoso per Rossi & Co.
In caso contrario il baratro si farebbe infatti pericolosamente vicino, visto che le «piccole» stanno cominciando a correre proprio mentre il passo dei biancocelesti si è fatto pesante e affannato. Il grafico che pubblichiamo in questa pagina è impietoso con il tecnico romagnolo e con i suoi giocatori. E soprattutto allarmante. Dopo sei giornate di campionato la Lazio era prima in classifica. Al derby di metà novembre si presentò con 14 lunghezze di vantaggio sulla Roma e adesso è sotto ai giallorossi di 6, perché nelle 11 partite giocate da allora ha fatto soltanto 9 punti. Pur vincendone una, la prima, nelle ultime quattro la Lazio ha incassato una striscia di 12 gol, alla media di tre per botta. Sono numeri che fanno drizzare i capelli e davanti ai quali non è proprio possibile far finta di niente o cavarsela con battute tipo «questa Lazio è troppo brutta per essere vera». Purtroppo è tutto vero. Sulle radio private romane impazza un dibattito ai confini della realtà. Di chi è la colpa? Se ne sentono di tutti i colori. Dal canto mio io credo che tutto sia maledettamente semplice. Per quanto possa apparire ingiusto, nel calcio la responsabilità è sempre di chi ha il compito di guidare le squadre, specie quando, come nel caso di Delio Rossi, gode di pieni poteri. Quest'anno Rossi ha avuto i rinforzi che voleva, ha potuto allontanare chi non gli piaceva (ultimo della lista: Firmani, un incontrista come due degli altri epurati, Mudingayi e Mutarelli) e fa giocare i fighetta che tanto gli piacciono. Questa è la sua Lazio. Sul bagnasciuga di Firenze, dunque, il primo a rischiare di annegare non può che essere lui.