Fill d'argento, primo acuto azzurro
Peccato solo che, quando il 26enne carabiniere di Castelrotto ha tagliato il traguardo, dal podio sia sceso l'altro azzurro Christoph Innerhofer, terzo fino a quel momento e preceduto di soli cinque centesimi dal norvegese Svindal. Innerhofer si può consolare con il fatto di essere il più giovane classificato ta i primi otto: il futuro è dalla sua parte, assolutamente. Discreti anche gli altri azzurri: Wernel Heel ha chiuso quattrordicesimo, Stefan Thanei quindicesimo e Patrick Staudacher - che aveva vinto il titolo nel 2007 - diciassettesimo. «È una bellissima sensazione - ha commentato Fill, cugino di Denise Karbon, punta di diamante della spedizione femminile - non avevo mai conquistato una medaglia iridata. Sono arrivato qui con buone speranze, sapevo di poter far bene. Mi sono detto: oggi rischio tutto e ce l'ho fatta. Svindal dietro? Meglio così, sono contento di stare davanti a lui». «Piuttosto - continua Fill - mi spiace per Innerhofer: sarebbe stato bellissimo essere insieme sul podio. Lo vedo convinto per la discesa, può fare bene. Però è ancora giovane: c'è tempo per lui, ci sono altre gare. Siamo carichi, vediamo cosa altro salta fuori». La voglia di fare qualcosa di grande c'è tutta: lavoratore, perfezionista, sgobbone vero che l'anno scorso soffriva come un cane non avendo a disposizione materiali competitivi per i massimi livelli. In estate è cambiato tutto e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: una vittoria in Coppa del Mondo (nella discesa di Lake Louise, il 29 novembre scorso) e piazzamenti assortiti. Nell'insieme: quattro secondi posti e altrettanti terzi. Non un carneade, insomma, ma uno che vuole puntare alla polivalenza per ambire un giorno alla classifica generale di Coppa. «Adesso sono un campione? I campioni sono quelli che vincono almeno dieci gare, quindi sono ancora lontano. Diciamo che sono bravo: ho avuto anche fortuna a vincere questa medaglia e sono contento. C'era qui mio padre a vedermi e mi piace andare forte quando c'è lui, perchè in passato non ci sono riuscito. Ora festeggiamo insieme, è anche la prima medaglia per l'Italia e la soddisfazione è doppia: vincere, però, credo che avrebbe tutt'altro sapore. Papà ha detto che potevo fare meglio? È perfetto così. Dedico questa medaglia al mio skiman: lui ha già vinto tante medaglie, è il mio portafortuna». Trattasi di Sepp Kuppelwieser, altoatesino che ha vinto dieci medaglie tra Olimpiadi e Mondiali (di cui ben sei d'oro) con il suo ex-pupillo, il norvegese Kjetil André Aamodt. È anche grazie a lui, insomma, se l'Italia ha rotto il ghiaccio vincendo un argento. In attesa, prima della fine della manifestazione, di poter festeggiare un oro.