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Quel caratteraccio a Christian dà problemi «tecnici»

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Una sorta di quiete prima della tempesta. Che è puntualmente esplosa domenica, quando ha detto no a Spalletti che gli chiedeva di sedersi in panchina. Sul «caso» ne ho sentite tante, nelle ultime ore; mi è sfuggita una qualche ricostruzione - o definizione - del delicato rapporto fra Panucci e il «suo» calcio. E i suoi tecnici. Dico subito che a me Panucci piace, e non solo come giocatore: è un raro esemplare di professionista moderno capace di riunire in sè qualità tecniche e umane. Ma non ho mai dubitato sul fatto che la convivenza tecnico-Panucci fosse particolarmente difficile. Perché Panucci ha una sua testa, un carattere indomabile proprio com'è indomabile la sua azione sul campo, non s'atteggia a fenomeno ma non esibisce ruffianate da tapino, oltretutto nel tempo ha acquisito una notevole capacità dialettica che lo rende ancor più pericoloso per qualsiasi tecnico, soprattutto per quei «mister» (così li chiama, Panucci) che pretendono di non dover mai fare differenze fra i giocatori e sono in posizione di netta difesa delle proprie prerogative di comando. Son quasi tutti così, i «mister», e non è questa l'occasione per dare pagelle, distinguerli fra permalosi, accomodanti e liberali (e pochi ne conosco, di questi). Mi rifaccio soltanto a un paio di grandi allenatori del passato che segnarono un'epoca proprio per la sapiente gestione degli uomini più difficili perché dotati di personalità: dico di Manlio Scopigno e Tommaso Maestrelli. Tornando a Panucci, non dico che le sue ribellioni e il suo caratteraccio debbano essere passivamente subiti ma valutati alla luce di illustri precedenti: oggi è in rotta con Spalletti, entrato nell'albo d'oro dei grandi tecnici che subirono l'insofferenza di Christian. Come Lippi, il più reclamizzato per le baruffe dei giorni nerazzurri e la successiva cancellazione di Christian dalla Nazionale; ma anche come Zoff, che lo vestì d'azzurro eppoi lo scaricò; come Sacchi, che dal Milan lo fece cedere al Real; come Maldini, che gli negò Francia '98. Come Capello. Anzi no: don Fabio - sir Fabio? - con Panucci ebbe scontri durissimi (vedi il rifiuto di entrare in campo a Reggio Calabria nel 2004) assorbiti con buona volontà da entrambi. Per il bene del Real e della Roma. Cose da scudetti.

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