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Lazio, resa senza onore

Lazio-Cagliari (Foto Gmt)

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Peccato che era il Cagliari di Allegri, non il Barcellona di Guardiola, era Jeda non Messi, Acquafresca e non Etoò. Tant'è, l'ennesimo primo tempo da libro degli orrori produce, dopo il fuorviante vantaggio di Rocchi, una quaterna degli ospiti a segno con Jedà (due volte di testa), con un rigore di Acquafresca e il sigillo di Matri sempre di testa sfruttando la nuova amnesia della difesa della Lazio. Sull'1-4, a fine primo tempo, penalty fallito da Rocchi ma, se non bastasse, a inizio ripresa ha replicato anche Zarate, di solito infallibile dagli undici metri, tanto per certificare la giornata storta di tutti. Rossi compreso che non si è accorto sin dai primi minuti che il Cagliari era più brillante e ha perseverato con un atteggiamento tattico che si e rivelato suicida anche alla luce della modestia dei suoi difensori. La coppia centrale Rozehnal-Diakitè è stata sbriciolata dai dirimpettai, sulle fasce è stato un dominio incontrastato del Cagliari e in attacco si è sciupato tutto quanto (poco) di buono la squadra riusciva a creare. Un ko impensabile soprattutto per le proporzioni, un tracollo che deve far riflettere tutti. Difficile salvare qualcosa o qualcuno anche se sinistri presagi sono arrivati dopo una prestazione deludente sotto tutti gli aspetti. Il calendario ora propone ben dieci trasferte su diciotto gare e l'Europa sembra lontanissima. Perché la Lazio è una squadra folle capace di imprese impossibili ma anche di cadute inattese. E poi il modulo con i tre attaccanti è un lusso che, quando il tridente non è in giornata, produce l'inevitabile sofferenza della difesa e la goleada, degli avversari naturalmente. La sconfitta può essere importante solo se produrrà scelte definitive del tecnico biancoceleste ma anche un ritorno sul mercato aperto per un'altra settimana. L'Olimpico ha sofferto con i giocatori, ha cercato di rianimare una squadra che neppure nel secondo tempo è riuscita a rendere meno pesante il punteggio. Una disfatta che ha fatto partire la contestazione dei trentamila spettatori presenti. Cori contro Rossi, contro Carrizo e un eloquente invito a Lotito a prendere Simeone per la panchina. Un gruppo di giocatori incapace di reagire nemmeno quando Daniele Conti (sì, proprio lui) ha litigato con Pandev. Ebbene, si è dovuto alzare Firmani dalla panchina (poi espulso dall'arbitro Romeo) a richiamare il collega. Senza dimenticare che solo Lichtsteiner ha accettato l'invito della Nord ad andare sotto la curva alla fine. Le scuse dello svizzero, uno dei pochi a non mollare, sono rimaste isolate, gli altri avevano solo voglia di scappare negli spogliatoio a ripensare agli errori commessi.

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