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Inedita finale «anticipata» per le duellanti

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Non so quale mente diabolica abbia messo su l'impalcatura di un tabellone tennistico di fronte al quale Rino Tommasi avrebbe imbracciato il bazooka. Nei tornei dello slam, Nadal e Federer sono destinati a non incontrarsi prima della finale, incomprensibile la frenesia di modificare a ogni costo le posizioni, non credo che uno scontro tra le protagoniste delle ultime due stagioni possa essere venuto a noia. Ma comunque è tutto il progetto che si consegna al fallimento, dalla partita unica in casa della squadre privilegiata dalla classifica precedente, all'opposto della Coppa inglese che dovrebbe offrire un punto di riferimento preciso. E poi la spalmatura dei vari turni, perfino nel terzultimo episodio si gioca da stasera per finire al 4 del prossimo mese con Juventus-Napoli. Anziché restituire un minimo di prestigio alla seconda competizione nazionale, si fa di tutto per svilirne ulteriormente fascino e valore. La Roma gioca al Meazza per il prestigio, per un sogno di rivincita dopo gli schiaffi dell'Olimpico, per difendere un trofeo che dà lustro a una bacheca modesta. Una sfida che avrebbe avuto ben altra eco giornalistica, se i giorni dell'accostamento non fossero stati fagocitati dalla straordinaria operazione mediatica del Milan, con la vicenda di Kakà e degli sceicchi, a Napoli si penserebbe a un banchetto di legno con tre carte rovesciate. Ben più sfocati ritorni erano toccati alla Roma quando un misterioso emiro aveva bloccato l'interesse di Soros. Ardue le valutazioni tecniche: Mourinho vuole un pronto riscatto dopo il naufragio di Bergamo, dà spazio a forze fresche, però avrà Ibra, squalificato per domenica, Balotelli vuol dimenticare la lavagna dietro la quale lo aveva spedito il tecnico. Senza Totti e Panucci, con Doni in panchina, Spalletti si affiderà al solito Baptista e a Vucinic, forse a riposo Menez anche perché è vicino il terribile impegno del San Paolo. Resto convinto che la priorità debba meritarla la rincorsa al quarto posto, impresa non impossibile, a patto che non si voglia indulgere a pericolose distrazioni.

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