Il pari-show non serve a nessuno
Ma, vista l'altalena delle situazioni e le soluzioni individuali spesso maestose, il risultato deve essere accettato senza particollari rimpianti. Perché la Roma, avanti all'intervallo, si era vista raggiungere e superare in avvio di ripresa e perché il Milan si era illuso di avere messo a segno il colpo grosso. Alla doppietta di Vucinic, che segna sempre gol pesanti, ha risposto Pato, percentuale realizzativa superba per un giovane. Non ci si è annoiati, dunque, la Roma ha registrato qualche progresso importante, Riise soprattutto, ma anche Julio Baptista, Beckham umile e volenteroso, nulla più, in campo per un'ora e passa. La scelta della qualità la sposa, a dispetto del coefficiente di rischio, logicamente elevato, Carlo Ancelotti, con Beckham in campo dall'inizio, fuori i due incontristi superstiti dopo il guaio capitato a Gattuso. Né Ambrosini, problemini di famiglia, né Flamini, ultima diga di centrocampo rimasta. Certo, il quoziente qualitativo è impressionante, almeno dalla metà campo in su, il trio brasiliano e, accanto a Pirlo, altri monumenti alla classe, più solido Seedorf, suggestiva l'icona mondana inglese. Spalletti, costretto a fare a meno di Totti e Menez, il più talentuoso e il più in forma, dispone di tre recuperi importanti, tutti da verificare sul piano della condizione. Alla fine privilegia Taddei, uno dei fondamenti della vecchia guardia, rispetto a Pizarro e Aquilani, secondo valutazioni delle ultimissime fasi di preparazione. Simpatico, anche se scontato, il siparietto tra i due tecnici: l'abbraccio a beneficio del pubblico e dei fotografi, l'invito del romanista al collega di accomodarsi sulla panchina giallorossa, declinato con l'ennesimo sorriso, tutto come si conviene a persone intelligenti. Roma molto attenta, fin troppo secondo il tecnico che reclama una difesa più alta, elegante il palleggio dei milanisti, però lento e poco produttivo, per Doni un solo intervento a deviare un cross in tutto il primo tempo, resta qualche perplessità per qualche timidezza di troppo da parte romanista, in realtà quel Milan, con Beckham dal dinamismo vicino allo zero, non meritava così convinte attenzioni. Un po' eccessiva l'insistenza nel lancio lungo, che Spalletti non ha apprezzato, ma insomma è stata la Roma a proporre le cose migliori della prima parte di gara: impeccabile la difesa, esterni compresi, lodevoli l'impegno e la qualità di Julio Baptista, che ha provato più volte a imitare Totti nel cercare a occhi chiusi un compagno negli spazi. Tutt'altro che usurpato, dunque, il vantaggio con il quale la Roma ha chiuso il tempo, vantaggio nato da un grande anticipo di De Rossi, sontuoso, per il lancio verso Riise e il cross sul quale Vucinic ha irriso un imbarazzante Jankulovski per piazzare il pallone nell'angolino. Altre occasioni sui ribaltamenti di fronte, un po' egoista il montenegrino nel privilegiare la soluzione personale in presenza di interessanti alternative. Da incubo l'avvio di ripresa, l'aggancio e il sorpasso del Milan propiziato da quasi identiche azioni sulla sinistra, prima per il cioccolatino offerto a Pato, poi lo scatto imperioso del giovane brasiliano, Mexes fatto secco in velocità, splendido il colpo sotto a beffare Doni, tutto capovolto. Dentro Pizarro per Taddei, ma il colpo la Roma lo ha accusato, meno assidui i movimenti, più stentato l'avvicinamento, pretenziosi tentativi da fuori di De Rossi, Milan maestro nell'eludere il pressing con il palleggio disinvolto. Prima della mezz'ora, però, ancora Vucinic salvatore della patria dopo un'incursione di Julio Baptista e un rimpallo fortunato. Squadre allungate, spettacolo assicurato, spazio anche per Aquilani, altre occasioni ma non si va oltre.