Lazio all'assalto col tridente
Rossi è costretto a rinunciare in extremis allo svizzero Lichtsteiner, ma è ugualmente intenzionato a riproporre il tridente con Meghni a supporto delle tre punte. «Abbiamo chiuso l'anno nel migliore dei modi - afferma il tecnico in conferenza stampa - ora è necessario riattaccare la spina. La sosta è stata lunga, abbiamo fatto un ricondizionamento atletico, ma tra problemi climatici e il rientro tardivo dei sudamericani abbiamo perso qualche seduta di troppo». Perfezionista, mai contento e guardingo nei confronti di una Reggina che si presenterà in campo con diverse defezioni. «Negli ultimi anni sono riusciti a costruire la loro salvezza in casa - continua Rossi - sarà una partita di grande impegno sia dal punto di vista fisico che mentale. Tridente? Abbiamo lavorato ma non come avrei voluto: il tempo è stato inclemente, avrei preferito approfondire certe situazioni. Il nostro reparto offensivo non è muscolare: i nostri giocatori sono brevilinei, giocano palla al piede e hanno bisogno di essere supportati». Per questo, sulla linea dei centrocampisti ci sarà il francese Meghni, con Ledesma e Dabo a completare la mediana. Nelle retrovie spazio a De Silvestri e Radu sulle fasce, con Rozehnal e Diakitè nel cuore della difesa. «Diakitè deve continuare a giocare con questa libertà mentale. La rosa è completa, siamo in tanti, ma se qualcuno pensa di meritare più spazio più andare a giocare altrove. Fare mercato come riempitivo non serve. Matuzalem? Non tornerà prima di quindici giorni. A questa squadra non manca nulla, ma se troveremo elementi per migliorare l'organico ci faremo trovare pronti. Veron? E' un giocatore di qualità. Mi sono piaciute molto le sue dichiarazioni. Se un giocatore è pronto a rimettersi in gioco in una piazza in cui ha già vinto tanto, vuol dire che ha grandi motivazioni: lo accoglierei a braccia aperte». Il discorso, inevitabilmente, scivola poi sul rinnovo contrattuale, Rossi sembra avere le idee molto chiare. «Non cerco contratti, cerco una società in cui si possa fare un programma di lavoro, nella quale io possa portare avanti un progetto calcistico. In Italia manca la programmazione. Conta solo il risultato, si va avanti settimana dopo settimana: questa non è programmazione, è una roulette russa. Un presidente, scegliendo il tecnico, fa la strategia. Poi sta al presidente scegliere i migliori per portare avanti la strategia. Io credo in un progetto a medio-lungo termine, credo nella cultura del lavoro quotidiano e nella politica dei giovani. Alla Lazio non si può fare altrimenti: si è ballato con orchestre di lusso quando il Titanic affondava. Io porterò avanti il mio progetto di calcio, alla Lazio o altrove».