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Lo sport paralimpico avrà la sua Cittadella

Luca Pancalli, presidente del Cip e vice-presidente del Coni

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Un bilancio decisamente positivo quello di Pancalli che parla anche della scadenza ormai prossima del suo secondo mandato che si conclude a febbraio, della sua terza candidatura e di un 2009 altrettanto impegnativo da dedicare alla ricerca di nuovi obiettivi ambiziosi e nuove sfide da vincere com'è nel suo carattere.   Come ha vissuto il 2008? «Con la stessa passione degli anni precedenti, indipendentemente dal fatto che poi il 2008 si sarebbe chiuso con l'evento delle Paralimpiadi. È stato anche un anno caratterizzato da una maggiore apprensione per lo stato di salute economica del Comitato Paralimpico Italiano, per le vicende risolte positivamente grazie all'intervento del sottosegretario Rocco Crimi. Il Comitato, infatti, ha dovuto affrontare in corso d'opera un taglio di circa 2,5 milioni di euro, poi fortunatamente integrati. Il bilancio è certamente positivo, non solo per i risultati tecnico-agonistici, ma anche grazie alla crescita incredibile di tutto il movimento. Con una medaglia in meno rispetto ad Atene, siamo saliti di due posizioni nel ranking e questo la dice lunga su quanto siamo cambiati negli anni. Roma e le società romane, poi, hanno dato senza dubbio un contributo significativo, confermandosi come una delle realtà da sempre più importanti nel panorama nazionale. Quattro delle diciotto medaglie, infatti, portano la firma di atleti capitolini o che gareggiano per società romane».   I tesserati, però, restano pochi. Cosa si può fare per avvicinare altre persone allo sport? «Questa è una delle analisi critiche che compensa un po' il bilancio positivo di cui parlavo. Siamo cresciuti come numeri, ma ancora lontani da quella che dovrebbe essere la situazione delle persone che praticano sport in maniera organizzata. La ricetta? Un rapporto sempre più sinergico e costruttivo con i centri di riabilitazione dell'unità spinale, ossia quei luoghi che rappresentano un primo incontro tra la persona diventata disabile e la sua vita da disabile. E soprattutto bisogna cercare di lavorare sempre più a stretto rapporto con il mondo della scuola. Di importante c'è l'attenzione mediatica nei nostri confronti, una delle cose di cui vado più fiero: il merito è di tutta la squadra che ha lavorato con me su questo aspetto fondamentale».   Si dia un voto per questi anni. «Credo di meritarmi un po' più della sufficienza. Quasi un sette, diciamo. Vivo in maniera appassionata il mio lavoro e quella che definisco la grande famiglia del Comitato Paralimpico, dove tutti i giorni succede qualcosa che mi regala soddisfazioni. La più grande di tutte mi arriva dal "grazie" degli atleti: lo percepisco come spontaneo e dà un senso a quello che facciamo».   Il 2009 sarà l'anno buono per? «Spero per la partenza del Tre Fontane, la Cittadella dello Sport paralimpico, un mio sogno da sempre. Mi rammarico da cittadino del fatto di scontrarsi con la burocrazia e una cosa che pensavo di poter realizzare in tempi molto più rapidi, sta diventando un tomo da leggere. Mi auguro di poterlo vedere realizzato prima ancora che me ne vada dal Comitato Paralimpico. Abbiamo fatto un bando di gara europeo, approvato e pubblicato, adesso ci sono dei tempi da rispettare per la presentazione delle offerte. Spero che tutto si possa concludere nel giro di tre anni o anche prima».   Il «Pallone d'Oro» del Movimento Paralimpico a chi lo darebbe? «Semplice rispondere con uno dei medagliati, ma molto scontato. Il vero Pallone d'Oro va riconosciuto a tutte le famiglie che hanno all'interno disabili e hanno avuto il coraggio di lasciarli volare e metterli nelle condizioni di praticare sport».  

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