Formula 1 a Roma, sogno Capitale
In attesa di saperne di più, penso che ogni romano - e non soltanto quelli appassionati di motorismo - dovrebbe manifestare adesione e solidarietà nei confronti del progetto del Comune, qualunque esso sia. Una sfida tra Ferrari, McLaren, Bmw e compagnia cantando sulle strade della città sarebbe davvero un evento epocale, degno della città e dei suoi abitanti. D'altronde Roma è già la capitale dello sport italiano, è abituata ai grandi eventi di ogni tipo e dimensione, e pure in campo motoristico vanta un blasone che non teme rivali: qui la Ferrari ha vinto la sua prima corsa, nel 1947 alle Terme di Caracalla; qui sono nati grandi campioni del volante come Piero Taruffi, vincitore dell'ultima Mille Miglia, e come Luigi Musso, Ignazio Giunti, Elio De Angelis e Andrea De Cesaris; qui operava uno dei più celebri "preparatori" di versioni sportive di auto di normale produzione, Giannini; qui c'è un circuito, Vallelunga, che pur non essendo adatto a ospitare un GP di F1 da sempre tiene in vita la gloriosa tradizione motoristica cittadina, attirando aspiranti piloti a bizzeffe e decine di migliaia di appassionati. Chi, ai tempi del liceo, non ha fatto almeno una volta sega per andare a Vallelunga a vedere qualche bolide da vicino? Dovunque si corresse, perciò, Roma sarebbe un teatro naturale, naturalissimo, per le monoposto di F1. Non conoscendo i progetti del sindaco, a naso direi che le possibili localizzazioni di un gran premio potrebbero essere soltanto tre. La prima - la meno probabile - sarebbe l'adeguamento di Vallelunga agli standard richiesti per la F1. Soluzione di difficile, costosa e lunga realizzazione, che oltretutto potrebbe valere la penna di scegliere soltanto a fronte di un contratto pluriennale con Ecclestone che garantisse di poter ammortizzare l'enorme investimento su un ampio arco di anni (e non mi sembra proprio possibile, visti l'aria che tira in Europa e il progressivo spostamento dei grandi eventi sportivi verso i ricchi Paesi emergenti dell'Asia). Più ragionevole, dunque, pensare a un evento "una tantum" su una pista cittadina, seguendo quella che sta diventando una moda (oltre che nel cuore di Montecarlo e di Melbourne, nel 2008 si è corso anche in piena Valencia e, di notte, per le strade di Singapore). Dal che discendono le altre due possibili soluzioni al problema del "dove". La seconda sarebbe la più affascinante e, a dispetto delle notevoli difficoltà logistiche, anche la più "vendibile" a livello di comunicazione globale: riaprire il circuito di Caracalla e far sfrecciare le monoposto nel cuore della Roma storica, fra il Colosseo, il Circo Massimo e gli archi di Tito e Costantino. Wow! La Ferrari è già riuscita, nel 1997, a mettere in piedi un minishow del genere per celebrare il cinquantenario della sua prima vittoria. E quel giorno, a Roma, c'era anche Bernie Ecclestone, uno che non dimentica le cose appetitose. La terza, infine, consisterebbe nel rispolverare il progetto di un circuito cittadino all'Eur, una sorta di girotondo fra il Palasport, il laghetto e Piazza Marconi. Meno fascinosa ma più praticabile della seconda. Era un'idea che Maurizio Flammini lanciò a metà degli anni '80 e che, all'italiana, servì soltanto ad friggere per qualche giorno l'aria con polemiche surreali. L'idea tramontò prima di sorgere davvero, fra gente che strepitava perché si sarebbero dovuti tagliare due alberi e altra che, grottescamente, annunciava catastrofi ecologiche da inquinamento. Non mi illudo che stavolta possa andare molto meglio (anche perché i costi di un'operazione-gran premio, nel frattempo, si sono più che centuplicati). Però oso sperarlo.