Tiziano Carmellini t.carmellini@iltempo.it Si ...
E partiamo, inevitabilmente, da un bilancio del suo secondo mandato che si conclude ad aprile e dall'ufficializzazione della sua candidatura fino al 2012. Nel corso dell'ultimo quadriennio ha dovuto convivere con un cambio di governo e quindi con novità a tutti i livelli. Ha mai avuto la sensazione che il nuovo governo volesse spingere per cambiare qualcosa anche nei vertici dello sport italiano? «Il nuovo Governo, presieduto da Berlusconi, ha un merito particolare: è stato il primo ad assegnare 450 milioni al Coni e a garantire questo importo con una Finanziaria triennale. Recentemente, nonostante la recessione avesse ridotto sensibilmente anche l'entità del nostro finanziamento, devo riconoscere al Sottosegretario con delega allo Sport Rocco Crimi l'impegno profuso con l'intento di recuperare questa cifra attraverso un emendamento alla Finanziaria. Sono orgoglioso della determinazione con la quale è stata risolta questa problematica, anche ai fini dell'importanza sociale rivestita dallo sport. Personalmente non ho mai avvertito mancanza di sfiducia verso il nostro sistema: anzi sono ancora vivi, nel mio animo, i complimenti, sinceri, ricevuti dal Capo dello Stato Napolitano e dal Presidente del Consiglio Berlusconi, al ritorno dai Giochi Olimpici di Pechino. La gratificante spedizione in Cina ha poi chiuso un quadriennio certamente positivo. Ci tengo a sottolineare che i meriti sono di un apparato, dirigenziale e federale, che funziona in modo quasi perfetto, di un Consiglio Nazionale efficiente e di un grande segretario generale, Raffaele Pagnozzi. La forza credo sia stata quella di non avere mai avuto un anno veramente tranquillo ma di aver affrontato tanti momenti delicati con esperienza e sacrificio. Di strada ne è stata fatta tanta, l'aver ottenuto tanti risultati di rilievo e aver consentito all'Italia di rimanere ai vertici del mondo a livello agonistico». Pensa di essere rieletto e se sì cosa promette allo sport italiano? «Ho annunciato la mia candidatura e ho rispetto degli antagonisti. Di sicuro posso dire che questo è un mondo che mi affascina e per il quale bisogna lavorare quotidianamente con entusiasmo per cercare di mantenere immutata la competitività e per correggere eventuali carenze. Il nostro marchio è vincente ma dobbiamo certamente intervenire per migliorare la diffusione della pratica sportiva nella scuola e per questo una Commissione presieduta dal vicepresidente Riccardo Agabio con Manuela Di Centa, e composta da diversi presidenti federali e membri di Giunta, ha prodotto un articolato documento di proposta in vista di un incontro con il Ministro Gelmini. Senza dimenticare l'impegno nella lotta al doping, dove siamo ci siamo distinti per rigore e applicazione. La WADA ha recentemente riconosciuto il CONI quale unica organizzazione antidoping ad aver ottenuto le previste certificazioni di qualità. Per noi è particolare motivo di vanto. L'altro grande punto da sviluppare riguarda il discorso relativo al finanziamento pubblico allo sport: siamo rispettosi dei problemi che attraversa il Paese ma ci impegneremo per cercare di garantire la certezza di un contributo automatico». Un bilancio del 2008? «Sicuramente positivo. Darei un bel 7 allo sport italiano, perché abbiamo fatto una bella figura alle Olimpiadi di Pechino. Avevamo chiuso ad Atene con la vittoria di Baldini nella maratona, abbiamo sentito il nostro inno e visto sventolare il tricolore anche nell'ultima gara di Pechino, grazie all'impresa di Cammarelle. E' stato il coronamento di un percorso costellato di soddisfazioni, che ci ha visto chiudere, 24 anni dopo, sopra la Francia. Credo che il nono posto finale nel medagliere, con 13 quarti posti, sia il miglior spot per il nostro movimento, in un'edizione caratterizzata fortemente dall'ascesa esponenziale della Cina. L'età media degli ori si è abbassata e abbiamo proposto tanti volti nuovi, accanto ai nostri campioni intramontabili. Penso ai tanti trionfi conquistati anche nelle altre discipline, agli straordinari successi nel motociclismo ottenuti grazie a Valentino Rossi, campione di popolarità e anche nella comunicazione, e al giovane Simoncelli. In assoluto credo che tutto lo sport italiano è eccellenza nel mondo e motivo di orgoglio». E gli obiettivi per il 2009 ormai alle porte? «Mi piacerebbe che si continuasse sulla scia dell'anno appena chiuso sotto il profilo dei risultati. Ci saranno i Giochi del Mediterraneo e ci teniamo a fare bella figura, perché giochiamo in casa. Poi si definiranno i programmi in vista di Vancouver 2010, ormai alle porte. Più in generale mi piacerebbe se si riuscisse a investire sugli impianti. Al centro e al sud c'è una forte carenza, sono state fatte tante promesse dai privati ma i discorsi si sono arenati. Con due speranze: più giocatori italiani in campo, in tutte le discipline, e maggiore cultura della sconfitta. Non si possono drammatizzare le sconfitte, mi piacerebbe un atteggiamento più equilibrato e maggiore serenità nell'approccio all'evento». Uno degli argomenti caldi sono gli stadi di proprietà di Roma e Lazio per il quale il sindaco Alemanno ha mostrato più d'un segnale d'apertura. Qual è la posizione del Coni e cosa auspica? «Sono contento per le due società, su questo siamo stati chiari. Anzi dico che è giusto che i club abbiano stadi di proprietà, anche per patrimonializzare e adeguarsi alla concorrenza dei campionati esteri. Sotto questo profilo appoggiamo ogni iniziativa. Però che lo facciano, non si devono fermare solo agli annunci. Per questo dico di prendere esempio dalla Juventus, che ha dato seguito alle parole». Qualora gli stadi si realizzassero cosa succederà all'Olimpico? «Il complesso del Foro Italico è la storia dello sport italiano, l'Olimpico saprà essere valorizzato come è stato fatto negli ultimi anni. È un impianto che non ha bisogno di presentazioni: ospiterà le partite della Nazionale di calcio, il Golden Gala d'atletica e altri appuntamenti agonistici di caratura internazionale, come la prossima finale di Champions League. Abbiamo incassato con soddisfazione i complimenti di Michel Platini, non è un caso che l'Uefa abbia scelto questo stadio per disputare una partita così importante. E poi, come già accade da qualche anno, può essere utilizzato come teatro di grandi concerti. Insomma non è un problema, l'Olimpico continuerà a vivere in linea con la sua tradizione». I soldi tolti allo sport italiano dalla finanziaria di Tremonti sono rientrati dalla finestra grazie allo 0,70% delle mini-slot: è abbastanza, o si aspetta, qualora dovesse essere riconfermato alla presidenza, qualcosa di più consistente? «La diretta destinazione al Coni di un'aliquota (0,70%) del prelievo sugli apparecchi e congegni automatici, le cosiddette slot machine, può rappresentare un primo passo verso il ritorno al meccanismo automatico di finanziamento, un altro punto fondamentale da sviluppare nel prossimo quadriennio. Al di là della cifra o delle percentuali bisogna puntare su questo principio, anche se siamo perfettamente consapevoli del fatto che il Paese attraversi un momento di difficoltà generale. Si può lavorare, siamo fiduciosi, grazie all'impegno profuso dal Governo, si possono studiare con successo formule che consentano al movimento agonistico di guardare al futuro con grande fiducia». Lo sport italiano ruota inevitabilmente attorno al calcio e la capitale ovviamente fa riferimento a Roma e Lazio: un consiglio per il futuro a Rosella Sensi e Claudio Lotito. «Pensavo che all'ultimo derby le rispettive tifoserie elogiassero pubblicamente le due presidenze per l'impegno e la tenacia con cui portano avanti le loro strategie. La Lazio è un esempio virtuoso, sotto il profilo del bilancio Lotito ha dimostrato che si possono ottenere buoni risultati con investimenti mirati ed è una bella novità del calcio italiano, la Roma ha ricevuto recentemente il premio dalla Lega per aver recitato, anche nell'ultima stagione, un ruolo da protagonista, contendendo lo scudetto all'Inter fino all'ultima giornata e vincendo la Coppa Italia. La famiglia Sensi ha dato tanto a questa società, posso solo augurarmi che continui su questa strada. Di consigli non hanno bisogno ma spero che entrambi i club sappiano valorizzare il vivaio, un aspetto che mi sta particolarmente a cuore perché significa alimentare e offrire linfa vitale alla Nazionale». Totti in nazionale sì o no? E perché? «I grandi campioni li vorrei vedere sempre in Nazionale. Tra questi c'è anche Totti. La Nazionale deve essere motivo d'orgoglio, i giocatori devono avvertire un senso d'appartenenza che va oltre ogni discorso o posizione personale. Il ragionamento è finalizzato al raggiungimento del massimo risultato nell'interesse della maglia azzurra, con le scelte che spettano al tecnico. Recentemente ho letto messaggi di disponibilità da parte del giocatore, non possono che farmi piacere. Questo è lo spirito giusto». Lippi sarà capace di ripetere il miracolo di Germania 2006? «Lippi è il tecnico Campione del Mondo, credo sia l'uomo giusto, Abete non poteva scegliere meglio. E' una garanzia, è conosciuto in tutto il mondo, ha capacità e carisma, sa imporre le proprie idee. Per ripetere il trionfo tedesco servono anche altre componenti ma direi che i presupposti ci sono e mi auguro che l'allenatore possa lavorare serenamente per trovare l'assetto giusto, con la massima disponibilità da parte dei giocatori e di tutte le altre componenti». Secondo lei calciopoli è stata debellata? «La giustizia sportiva ha colpito dove sono state riscontrate responsabilità. La Juventus ha perso dei titoli, Fiorentina e Lazio non hanno partecipato alle Coppe Europee, molti personaggi sono stati squalificati e allontanati dal sistema. Credo che di strada ne sia stata fatta molta e noi siamo soddisfatti perché il calcio ha reagito con orgoglio. Siamo i campioni del Mondo, abbiamo vinto il titolo proprio mentre si spegneva la fragorosa eco dei processi sportivi, ovunque chiedono del nostro calcio, troppe volte ne parliamo male. I nostri atleti sono venerati e i nostri arbitri, all'estero, sono ritenuti i migliori. Nel nostro Paese troppo spesso siamo pronti al massacro mediatico». Sarà l'anno di Roma 2009. Il nuoto italiano ha aperto un nuovo filone o dopo Pellegrini & Co. si tornerà a mezzo secolo di buio? «Sono convinto che i Mondiali di nuoto saranno un appuntamento spettacolare. La Federazione sta lavorando molto bene, la testimonianza più evidente è arrivata dai recenti Europei in vasca corta con diversi record del mondo ottenuti dai nostri atleti. Il record è record, non è meno nobile se ottenuto su distanze diverse da quelle olimpiche. Sono convinto che dopo lo storico oro della Pellegrini a Pechino e l'argento della Filippi, arriveranno altre soddisfazioni. Ci sono tanti atleti talentuosi pronti al salto di qualità e campioni come Magnini e Rosolino che hanno nei loro cromosomi le capacità per primeggiare. L'Italia sarà protagonista». Questa estate oltre a Roma 2009 ci saranno anche i Giochi del Mediterraneo che hanno avuto più d'un problema. «I problemi ci sono stati ma credo che l'arrivo di Mario Pescante, designato Commissario del Comitato Organizzatore dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con le persone che già vi operano, possa consentire alla manifestazione di decollare sotto ogni punto di vista. Pescante ha capacità ed esperienza, il percorso è duro e i tempi sono stretti ma di certo esiste la garanzia che nulla sarà lasciato al caso. Per quanto ci riguarda mi auguro di ripetere gli ottimi risultati ottenuti in Cina e di ottenere altri successi. In fondo a Pechino abbiamo dimostrato che siamo nel G10 dello sport mondiale».