A Bormio Innerhofer conquista il suo primo successo in carriera
O, meglio, quale potrebbe essere diventato ieri intorno all'ora di pranzo. Sceso con il pettorale numero uno, l'azzurro non ha sbagliato nulla: poi si è piazzato nel box riservato al leader della gara e ha aspettato. Una dolce attesa, ripagata infine da una vittoria straordinaria. Ventiquattro anni compiuti il 17 dicembre, testa messa a posto non da molto, Innerhofer è un ragazzone sempre allegro che non ha paure né remore. In testa il pallino fisso delle belle ragazze, di internet e di economia, intesa come investimenti sui mercati azionari. Fino a ieri, la sua stagione era stata già più che discreta: podio avvicinato un paio di volte e la sensazione che la giornata buona fosse dietro l'angolo. Ieri, appunto. Giorno in cui Bode Miller ha anche provato a fare il furbo: lo statunitense, infatti, non si era presentato alla cerimonia di consegna dei pettorali ben sapendo che sarebbe stato retrocesso a partire con il numero 46. In pratica, un'ora dopo Innerhofer e con la quasi certezza che la pista sarebbe stata più veloce grazie all'arrivo del sole su gran parte del tracciato. Cosa che si è puntualmente verificata ma che non ha impedito all'azzurro di salire sul gradino più alto del podio per la prima volta nella sua ancor giovane carriera: «Ho dato il 120 % - ha gioito alla fine il Nostro - Per me si è realizzato un sogno». Meritato, fino in fondo. Al punto da averlo proiettato dritto nella storia del nostro sci: Innerhofer - subito ribattezzato «WinnerHofer», ovvero «Il vincitore Hofer» - diventa così il primo italiano a vincere sui 3.220 metri della micidiale pista valtellinese. Finora c'erano stati soltanto il terzo posto di Kristian Ghedina una dozzina di anni fa e il secondo, due stagioni fa, di Peter Fill. Ieri l'esplosione di gioia è toccata a questo altoatesino di Gais, in Val Pusteria, spilungone biondo di 186 centimetri che non si vergogna del suo accento tedesco. Al terzo anno in Coppa del Mondo, Innerhofer è stato subito accettato nel Circo Bianco per il suo carattere aperto. E anche per il fatto che, quasi senza pudore, appena arrivato nel circuito si era messo sulle tracce del leggendario Hermann Maier per chiedergli consigli e ragionare con lui di sci quasi da pari a pari. Una bella e simpatica faccia tosta, insomma: una specie di scugnizzo napoletano nato in mezzo alle montagne dell'Alto Adige. Uno che ieri ha dato lezione a tutti da metà tracciato in giù, quando servivano intelligenza e arguzia, grandi anticipi di curva ma anche la capacità di lasciare sfogare gli sci sul ghiaccio della Stelvio. Saluti e baci a tutti, ha vinto Inner davanti agli austriaci Kroll e Walchhofer. Miller e la sua furbizia sono rimasti giù dal podio, in quarta posizione: ben gli sta. L'Italia festeggia così la quarta vittoria stagionale dopo quelle di Nadia Fanchini, Werner Heel (ieri settimo) e Peter Fill (19°). «È una giornata grandissima, una delle più belle della mia vita - ha ammesso Innerhofer alla fine - Mi viene quasi da piangere. Ho sofferto moltissimo ad aspettare la discesa di Miller: ero forse più nervoso al traguardo di quanto non lo fossi al cancelletto di partenza. Alla fine però ho avuto ragione io: sono partito con il numero 1 e l'ho mantenuto. Dedico la vittoria a tutti quelli che mi hanno aiutato in questi anni e prometto che andrò sempre in chiesa prima di ogni gara: oggi l'ho fatto su consiglio di un amico e mi ha portato bene. Più di tutti, però, ringrazio i miei genitori, che hanno fatto grandi sacrifici per farmi diventare un atleta. Mio papà fa il carrozziere e ha sempre lavorato moltissimo, mia mamma faceva la panettiera e lavorava dalle 3 alle 7 del mattino prima di portarmi ad allenare. A 16 anni prendevo ancora 10 secondi da tutti e ho seriamente pensato di smettere. Ho fatto anche il muratore per qualche mese in estate ma poi, quando ho visto che i miei amici andavano in vacanza, ho pensato che sarebbe stato meglio impegnarmi di più sugli sci. Tra un paio di mesi mio padre andrà in pensione e finalmente potrò sdebitarmi». Bravo figlio.