Ma a maggio
come sarà la classifica?
A stilare un bilancio di queste prime diciassette giornate sono stati chiamati i giurati più attendibili, quelli che il calcio lo valutano quotidianamente per professione, con scurpolo e competenza, le guide tecniche dei protagonisti. All'appello hanno risposto tutti, assenti solo Ballardini che non vuole concedere a un innocuo giochino un solo centimetro della sua intangibile seriosità e Mourinho che ha preferito glissare. Valutazioni richieste: la sorpresa, la conferma, la delusione, il calcio più bello, il giocatore più bravo, la favorita, il voto alla gestione arbitrale. A qualcuno dei quesiti era lecito attendersi una risposta unanime, in realtà ha ottenuto la totalità dei consensi soltanto il ruolo di favorita: attribuito all'Inter, del resto il responso della classifica era di per sé eloquente. Personalmente, trovo singolare il dato relativo al miglior giocatore, avrei detto che Ibrahimovic non potesse avere rivali, forse soltanto il timore di vedersi irreggimentati in una sorta di gregge può avere indotto a dedicare il gradino più alto del podio a Lavezzi e ad Hamsik, voci isolate ma ugualmente strane. Tra le sorprese, larghi suffragi per il Napoli e per il Catania, basta intendersi sul termine: nel senso che la posizione dei siciliani è largamente più gratificante del previsto, mentre riesce difficile catalogare come inatteso il cammino di un Napoli che aveva condotto una campagna estiva da tutti celebrata. La parentesi positiva che ha consentito alla Roma una risalita imperiosa ha forse frenato la tentazione di assegnare ai giallorossi il primato tra le delusioni, sono stati privilegiati Torino, Milan e Sampdoria, ma anche tra queste tre almeno la classifica assolve i milanesi. Per esempio, non è che l'organico granata garantisse prospettive molto più elevate. A Gasperini lo scettro del gioco più spettacolare: non sempre però il suo Genoa, specialmente nella fase di avvio, aveva strappato applausi convinti, secondo me meglio la Roma del periodo più felice e perfino le prime giornate della Lazio e dell'Udinese poi desaparecida. Non è andata male a Collina e alla sua truppa, larga sufficienza, sul voto espresso pesa il dubbio di un doveroso rispetto, il rischio di dover pagare atteggiamenti irriguardosi, però è giusto che gli errori arbitrali non siano pesati in base al vecchio clima di sospetti. Su tutte le classifiche, bilancio affidato ai riscontri di maggio: più le conferme o le smentite?