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Ronaldoe questa coppa conquistata a Yokohama. Il trait-d'union tra le due vittorie in Giappone così lontane nel tempo siede in panchina e porta il nome di Sir Alex Ferguson, l'highlander del Manchester, che guida ininterrottamente dal 1986. Ventidue anni di successi con lo stesso club che difficilmente potranno essere eguagliati da qualcun altro nel mondo e che hanno portato a 54 quelli totali della storia del Manchester: 17 campionati, 11 Coppe d'Inghilterra, 2 Coppe di Lega, 17 Community Shield, 3 Coppe dei Campioni/Champions, 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa Europea e ora 2 Intercontinentali. Impressionante! L'Inter è avvisata e per eliminare gli inglesi negli ottavi di Champions tra febbraio e marzo dovrà fare molto di più di quanto mostra solitamente in campionato, dove c'è sempre qualche errore di troppo a spingerla avanti. Il Manchester è un osso durissimo e l'ha confermato anche ieri contro il Quito, avversario modesto, certo, ma che al 5' della ripresa si è trovato a giocare in superiorità numerica per l'espulsione di Vidic, reo di una gomitata a Bieler. Nonostante l'uomo in più, però, mister Bauza non ha cambiato la sua tattica attendista, studiata per tenere il più lontano possibile il Manchester dalla porta e, magari, costringerlo addirittura ai rigori, proprio come aveva fatto nella finale della Coppa Libertadores contro la Fluminense, battuta nei tiri dal dischetto. Ma il Manchester è più forte e scaltro dei brasiliani e alla fine la mancanza di coraggio di Bauza è stata punita. Una volta rimasto in dieci Ferguson ha inserito Evans al posto di Tevez ridisegnando la squadra con un 4-4-1 che ha lasciato il solo Rooney in attacco. E al 73' proprio lui, su assist dell'attesissimo C.Ronaldo, ha segnato il gol della vittoria con un bel diagonale sul palo lungo di Cevallos. A quel punto non c'è stata più partita e la coppa ha preso la strada per l'Inghilterra per la prima volta da quando la si gioca in un mondiale per club. Alla fine mister Ferguson ha voluto elogiare tutti i suoi, ma in particolar modo C.Ronaldo: «È ancora molto giovane e avrà tempo per dimostrare di appartenere alla stirpe dei giocatori da leggenda, come Pelè e Maradona. Vedremo tra qualche anno se avrà risposto alle attese». In tribuna il mito Bobby Charlton annuisce. Per lui e per tutti i «mancunians» si annuncia un Natale da sogno.

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