La Capitolina «sbanca» Venezia
Al Tre Fontane i bianconeri di Bordon escono sconfitti 27-23 dal confronto con il Femi CZ Rovigo al termine di un match orribile. L'importanza della posta in palio per entrambe le squadre giustifica solo in parte lo spettacolo offerto, alla mediocrità del quale ha contribuito la direzione dell'arbitro Pennè spesso impreciso e mai in grado di interpretare il regolamento in favore dello sviluppo del gioco. Già nel primo tempo, terminato 13-3 per i Bersaglieri, un Rovigo non trascendentale ma ordinato e puntuale nello sfruttare gli errori avversari scava il solco nel punteggio. Al 5' Mahoney marca il suo sigillo personale in capo a una giocata da touche ai 5 metri che trova impreparata la difesa romana. La Rugby Roma ci prova con rabbia ma scarsa lucidità. Il risultato è buon possesso, discreto predominio territoriale ma poco costrutto, a parte la punizione trasformata da Todeschini al 36'. Il secondo tempo si apre con un drop del brillante Todeschini al 46' che illude le truppe bianconere, subito ridimensionate dal piede di Bustos che capitalizza due piazzati per il 19-6. Bordon cerca di rivitalizzare i suoi mandando in campo Pinto, Saccardo e Valcastelli che marca una bella meta personale al 68'. Un piazzato per parte fissa il 22-16 all'82', poi nei concitati minuti di recupero le mete di Di Maura e di Bricalli per i padroni di casa fissano il 27-23 finale. Il punto di bonus per la Rugby Roma garantisce il settimo posto, ma il rammarico per i troppi errori è grande. A Venezia la Capitolina trova la prima vittoria, 23-19, e con essa la consapevolezza di potercela fare. Tre mete a una, una mischia di ferro, una difesa attenta e il pieno rispetto del piano di gioco. Questi gli ingredienti vincenti per la banda di un Pancho Rubio raggiante: «Sono felice per i ragazzi che avevano visto sfumare per un soffio risultati alla portata. Oggi tutti hanno combattuto alla grande, ora sotto con la prossima». Di Caffaratti e Sepe le prime due mete per i bluamaranto ma nel fango di Venezia è la gemma di Giulio Toniolatti che torna a brillare. Per lui la meta decisiva ma, soprattutto, una gestione impeccabile sotto gli occhi di Troncon, venuto a osservarlo per conto di Mallett. Con lui e Sepe al massimo la salvezza non è più un miraggio.